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Porcile

rivoluzione d'ottobre comunismo
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24 Gennaio 2017

Egregio direttore,

dal 18 al 22 gennaio 2017 si è svolto a Roma un evento denominato alquanto pomposamente “Conferenza sul Comunismo”. Siccome anch’io mi trovavo a Roma nello stesso periodo, ma per partecipare come delegato al II congresso nazionale del Partito Comunista, quando mi è capitato di leggere un ironico corsivo dedicato a tale evento dal quotidiano “la Repubblica” ho immediatamente pensato che vi fosse un riferimento al partito nel quale milito. In realtà, dopo aver preso visione dei personaggi che hanno partecipato alla suddetta conferenza, mi sono reso conto che non poteva esservi alcun rapporto né con il comunismo né tampoco con il mio partito. Basta infatti dare una scorsa alla lista dei relatori per capire che il minimo comun denominatore della pittoresca congrega che si è radunata a Roma (la conferenza, non a caso, è stata ospitata dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea) è la coppia anticomunismo-antisovietismo (non si dimentichi che questo è l’anno del centenario della rivoluzione russa: 1917-2017).

Cito alcuni dei relatori, pur sapendo che si tratta di nomi che a molti lettori di questa rubrica, i quali magari conoscono o hanno sentito evocare Marx, Lenin, Stalin, Gramsci e Mao Zedong, non diranno assolutamente nulla (ed è meglio così): Étienne Balibar, Luciana Castellina, Michael Hardt, Augusto Illuminati, Giacomo Marramao, Antonio Negri, Jacques Rancière, Mario Tronti, Yanis Varoufakis, Slavoj Zizek. Tra tutti questi vi è una sola persona che stimo, Terry Eagleton, il quale è un critico letterario e un saggista inglese di alto livello, ragione per cui mi dispiace che sia stato coinvolto in un’iniziativa che richiama irresistibilmente alla memoria un film di Pier Paolo Pasolini intitolato “Porcile”, che risale al 1969 e ruota attorno al tema del potere. Costoro, se, per l’appunto, non fossero simili a maiali che grufolano sconciamente nel porcile della peggiore ideologia borghese alla ricerca dei peggiori avanzi che lì si possono raccogliere, e se avessero un minimo di onestà intellettuale, dovrebbero infatti definirsi con la frase pronunciata dal cannibale nel secondo episodio del film pasoliniano: «Ho ucciso mio padre, ho mangiato carne umana, ed ora tremo di gioia». È superfluo aggiungere che la loro verbigerazione non riguarderà in alcun modo il “comunismo reale” (se questo fosse stato il tema, che i comunisti seri con assai maggiore precisione definivano “socialismo reale”, il convegno avrebbe avuto almeno una qualche utilità), ma il comunismo futuribile. Sennonché simili personaggi sono organicamente funzionali al potere del capitale monopolistico, poiché rappresentano, come osservano icasticamente Marx ed Engels nell’“Ideologia tedesca”, il tipo perfetto dell’ideologo che rovescia il mondo e vi si colloca al centro.

Eros Barone

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