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Riflessioni di un papà sulla scuola Addolorata

primaria addolorata varese
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26 Maggio 2017

Egregio Direttore,
Sento la necessità di condividere- con Lei e con i lettori- alcune considerazioni relative alla questione dello spostamento delle classi della Scuola primaria “Addolorata ” presso altra sede. Come genitore di una bambina che frequenta la terza classe presso tale scuola mi trovo ad essere piuttosto confuso, sia per le incertezze che ancora circondano il trasferimento (subito? Tra un anno? E i servizi parascolastici?) sia per il clima non sempre coeso che esiste all’interno della comunità dei genitori degli alunni, come peraltro evidenziato in un recente articolo di Varesenews.
Credo tuttavia che accanto a questa confusione, esistano delle certezze che debbono essere evidenziate.
La prima riguarda la necessità di de-ideologizzare la questione. Credo che i dati oggettivi emersi nei giorni scorsi, e la stessa posizione del Sindaco, debbano indurre a scartare che l’idea che esista una “scelta ideologica ” dietro la chiusura del plesso : plesso che peraltro- non può essere dimenticato- è sempre stato adibito a scuola pubblica, e la scuola pubblica – per la nostra Costituzione- deve essere non confessionale ed aperta a tutti.
Il ruolo di educazione e mediazione sociale offerto dalle suore nei momenti del pre e doposcuola è stato apprezzato universalmente, a prescindere da ogni appartenenza ideologica. Si sta perciò tentando di preservarne l’apporto, e questo con il pieno appoggio dell’Amministrazione comunale e della direzione didattica. In ogni caso, è indispensabile che i servizi parascolastici siano capaci di rispondere alle esigenze delle famiglie, soprattutto di quelle più esposte alla complessità del vivere.
La seconda certezza è che il primo strumento per ritrovare coesione all’interno della comunità dei genitori deve passare da un interrogativo serio su cosa possa essere il meglio per i nostri figli, a prescindere dalle opinioni politiche e ideologiche di ciascuno. Di fronte alla necessità di chiudere il plesso – oggi o tra un anno- credo che la cosa più importante per mia figlia sia quella di non perdere l’insegnamento delle Maestre che l’hanno sino ad ora accompagnata e di non rompere il rapporto con i suoi compagni di classe. In questi tre anni bambini e Maestre hanno saputo creare una comunità feconda e viva, che si è nutrita di affetto , rispetto e crescita continua. Per cui l’emergenza non mi pare quella di una lotta finalizzata ad esternare le prese di posizione di principio di noi genitori, quanto piuttosto quella di mantenere una condizione esistenziale che – a prescindere dal luogo fisico – è indubbiamente capace di generare felicità nei bambini.
La terza certezza deriva proprio da questa seconda: ciascuno di noi genitori ha ovviamente la libertà di ripensare il futuro scolastico dei propri figli, rifiutando il trasferimento di sede e portandoli in altra scuola: ma l’altra faccia della libertà è sempre la responsabilità. Più bimbi si trasferiscono, più sarà difficile raggiungere il numero minimo di alunni necessari per formare una classe, più sarà facile che l’Addolorata cessi di esistere non solo come plesso, ma anche come risultato di una storia: con bimbi smistati per tutte le scuole di Varese.
Cesare Pavese scrisse che “l’unica gioia al mondo è cominciare. È bello vivere perché vivere è cominciare, sempre, ad ogni istante.” I nostri bambini cominciano dunque un nuovo capitolo della loro storia. Come sarebbe bello se cominciassero circondati da sorrisi, a prescindere da quando questo accadrà ! Dentro la loro storia, i bambini costruiscono il loro futuro. Ci sono tante cicatrici che rimarranno al termine di tutto questo, ma tutte saranno relative di fronte alle tragedie e alle ingiustizie che vivono tantissimi bambini nel mondo. Se provassimo a lasciare che -al di là del luogo fisico – i nostri figli possano continuare a guardare a questa nuova realtà e a questa consapevolezza con l’amicizia dei compagni che hanno avuto e delle Maestre che li hanno fino ad ora educati, forse la lettura di questa storia e la costruzione del loro futuro sarebbero operazioni un po’ più facili.
Con i più cordiali saluti,
Vincenzo Pacillo

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