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Riflessioni sul federalismo

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22 Gennaio 2009

Egregio Signor Direttore
pongo alla sua attenzione una mia riflessione su uno scenario che ritengo plausibile di molta attenzione per la nostra Patria.
In contemporanea mentre la Banca
Europea dichiara che la crisi sarà lunga, molto lunga e che dal prossimo autunno riprenderà l’inflazione nel Parlamento italiano si vota una legge che “prova” a ripartire in modo diverso la destinazione iniziale delle tasse dei cittadini.
Ho detto “destinazione iniziale” perché pare che parte di quanto si toglie dalle tasche dei cittadini potrebbe essere indirizzato a Regioni al posto dei comuni, a province al posto dello Stato, alle città metropolitane al posto dei comuni montani.
Perché dico “destinazione iniziale”? Semplice perché prima che il cittadino possa vedere la destinazione finale delle proprie tasse, sarà necessario filtrare il flusso monetario con i principi della “perequazione” edei “servizi minimi” che per forza si è chiamati a
pagare indipendentemente da dove saranno erogati.
Orbene, se il flusso di denaro proveniente dalle tasse fosse in eccesso non ci sarebbero
problemi in quanto sicuramente i “servizi essenziali” sarebbero a tutti garanti mentre i migliori servizi sarebbero riservati solo ad una parte del Paese.
Purtroppo le tasse benché già ad un livello eccezionale non bastano a pagare le spese per i servizi molte volte erogati in modo pessimo e pertanto non ci sarà spazio ne per dare seguito a servizi d’elité in particolari settori dello Stato ne per diminuire l’imponibile
senza fare ulteriori incrementi del debito pubblico.
Mischiare un mazzo di carte non serve certo a cambiare le figure e i simboli. Al massimo serve a dare ai giocatori carte diverse dalla precedente partita per
una nuova.
Nel pensiero di Aristotele (rapporto tra governo e libertà)
ha invece origine il principio della sussidiarietà.
Il principio di
sussidiarietà è il principio cardine dell’Unione Europea dal 07
febbraio 1992 con il Trattato di Maastricht.
Anche nella Costituzione
Italiana ritroviamo dal 2001 tale principio all’articolo 118.
Senza
dilungarmi a lungo tale principio sancisce che l’intervento pubblico
debba essere svolto e attuato in forma collettiva solo come sussidio
nel caso in cui il cittadino sia impossibilitato ad agire per conto
proprio.
Intervento pubblico che si deve poi esplicare a diversi
livelli a secondo del miglior risultato conseguibile in efficienza, efficacia ed economicità. Inoltre l’intervento pubblico può avvenire non solo in prima istanza dopo che si è verificata l’impossibilità a realizzare il proprio bisogno direttamente dal cittadino ma dopo che sia stata accertata anche l’impossibilità ad un certo tipo di livello di sussidiarietà denominata “orizzontale” effettuata in forma associativa tra cittadini senza interventi pubblici.
Cosa ha approvato oggi il Parlamento italiano non me lo spiego con questo principio europeo consolidato ormai da oltre sedici anni.
Oggi il Parlamento è partito dallo “status quo”, ossia dalla Stato centralista che ha avocato a se servizi di ogni genere e ha affidato o si propone di affidare tali incombenze ad altri Enti. In Italia purtroppo i livelli di Enti, organismi, consorzi, strutture, parastato sono solo una miriade di centri di spese sovrapposti e in forma confusionale a cui nessuno prova a mettere ordine. Questo fino ad oggi. Domani con affidamenti di ulteriori servizi questi centri di spesa praticamente incontabili e con potestà discutibili saranno solo i denotari di un caos difficilmente controllabile. Un piccolo esempio sono i ricorsi alla Corte Costituzionale circa le competenze tra Stato e Regioni dopo l’approvazione del nuovo art. 117 della Costituzione.
La sussidiarietà prevede specifici livelli ben definiti dell’intervento pubblico, in Italia purtroppo qualsiasi riforma a cui si è tentato di dare seguito da più decenni ha aggiunto Enti senza semplificare mediante il taglio di molti altri.
Basta pensare come esempi fallimenti l’introduzione
delle Regioni nell’anno 1970 senza essere state tagliate le province venute meno ai loro compiti affidati alle Regioni oppure al fallimento dell’obbiettivo primario delle Comunità montane nate per accorpare i piccoli comuni montani e dare sviluppo collettivo alle montagne.
Mai come le condizioni di oggi con una gestione pubblica troppo espansiva economicamente, con spese che superano di molto le entrate, con entrate in alcuni comparti eccessivi che stanno contribuendo da anni a mettere in ginocchio lo stato intero, sarebbe necessario avviare interventi strabilianti applicando alla realtà il principio della sussidiarietà orizzontale..
Questa strada della sussidiarietà sia verticale ma
soprattutto orizzontale si chiama FUTURO, il federalismo è solo un “forse”, “un ipotesi” di riforma perché nessuno è in grado di dare un benché minimo ragguaglio numerico in termini di tasse che si potrebbero tradurre in un ulteriore aggravio al portafoglio di ogni onesto cittadino senza ricevere contropartite eque.
Tutto quanto sopra esposto e previsto indipendentemente dai problemi attuali che saranno aggravati dalla crisi economica.
Cordialmente

Agostino De Zulian Varese-Verbania

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