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Rinaturalizziamo la Valle Olona

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11 Aprile 2007

Egregio Direttore,

mi associo a quanto saggiamente scrive Matteo Colaone dell’associazione Domà Nunch, e segnalo che quanto da lui previsto per quanto riguarda i “recuperi” che nell’articolo de “La Prealpina” di venerdì 30 Marzo “Riaprirà la strada del barlam dopo tanti anni di abbandono”, viene annunciata la presentazione nel consiglio comunale di Cairate di un progetto di riapertura di Via Barlam. Premetto che abito nei pressi di via Barlam a Cairate e che quindi sarei ben contento della sua riapertura.

Purtroppo il progetto presentato denota un aspetto particolarmente sgradevole, infatti la risistemazione del sedime stradale verrebbe finanziata con gli oneri di urbanizzazione provenienti dalla ditta Lepori, operante nel settore dello smaltimento degli oli usati , che intende ampliare l’azienda, abbattendo parte della vecchia cartiera Vita Mayer per ricostruire su di un’area di 8000 metri quadri.

La cosa mi sembra particolarmente insensata e di controtendenza; negli ultimi anni infatti si sono levate molte voci (tra cui quella autorevole del Presidente della Provincia) e si sono prese iniziative (pista ciclabile, trenino della Valmorea) per il recupero della valle e del suo fiume. Si sono costituiti alcuni P.L.I.S. (acronimo di Parco Locale d’Interesse Sovracomunale) quali quelli della Media olona e del Rile Tenore Olona e sono sorte associazioni attente al destino della valle (Gruppo naturalmente Seprio, Osservatorio del Seprio). Da tutti questi indicatori si evince una volontà diffusa di preservare quel poco che è rimasto da salvare e magari con il tempo curare e rimarginare le ferite che l’industrializzazione ha prodotto alla valle e al suo fiume.

La scelta di lasciar abbattere e riutilizzare 8000 metri quadri alla Lepori, anche se ciò garantirebbe la realizzazione di un’importante opera pubblica, mi sembra quindi insensata e di controtendenza. La Lepori sorge infatti proprio nel centro della valle, sul fiume olona, con la sua attività ammorba l’aria circostante per diverse centinaia di metri, oltretutto per la tipologia dell’attività svolta, per quanto sicuramente in regola con le vigenti leggi, sicuramente per l’ambiente e il fiume , qualche ipotetica conseguenza non proprio benefica esiste. A che pro realizzare piste ciclopedonali, itinerari escursionistici e turistici se poi il percorso si snoda attraverso industrie (non c’è solo la Lepori) e l’aria e l’acqua esalano odori irrespirabili. Abbiamo già consumato troppo territorio, non sarebbe più saggio destinare le aree che, come la vecchia cartiera, hanno prodotto per anni un immenso maleficio ambientale, per qualcosa in grado di produrre beneficio ambientale e culturale? Piuttosto lasciamo le cose come stanno, le robinie hanno già colonizzato buona parte dell’area e per un ambiente devastato è già un passo avanti.

Francesco Lattuada - Capogruppo Consiglio Comunale - Alleanza Nazionale Busto Arsizio

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