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Savino, Saviano e la malavita

Matteo Salvini a Busto
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20 Luglio 2018

Redazione,

dunque le cose, in disossata sintesi, sono andate così: dopo una serie di reciproche frecciate con inizio durante la scorsa campagna elettorale, Salvini ha minacciato non proprio di togliere la scorta a Saviano, ma di verificare se sussistessero le condizioni per confermargliela. Il che, in fondo, è quasi lo stesso. Saviano ha risposto, pare, definendo Salvini “Ministro della malavita”, e Salvini ha dato querela.

Ora, io mi chiedo chi dia consigli a Salvini, chi gli sta intorno. È infatti evidente a chi conosce un poco i proto, para e post comunisti come questi siano maestri nell’arte del vittimismo. Querelare Saviano significa fargli un assist come quelli che faceva Rivera, smarcando le “punte” milaniste di fronte a una porta sguarnita. E di “punte” la Sinistra ne ha ancora molte, anche se risultati elettorali e sondaggi le deprimono alquanto. Hanno giornalisti, opinionisti, blogger e politici tuttora in grado di spargere tante lacrime da inzuppare quasi tutta la carta stampata italiana ed estera, di riempire il web di pianti e strilli che neanche le prefiche dell’antica Roma, che dico, il coro di una tragedia eschilea. Dunque, perché mai sfidare questa macchina del vittimismo, non più ben oliata come ai bei tempi, ma pur sempre temibile?

Eppure sarebbe stato facile cavarsela con una battuta. Per esempio: “Questa volta Saviano ha plagiato Salvemini”, e giù una risata. Sì, perché l’espressione “ministro della malavita” non è certo farina del sacco savianeo: fu coniata niente meno che da Gaetano Salvemini con riferimento a Giovanni Giolitti, il suo personale idolo polemico. E qui sarebbe stata bene un’altra battuta di rincalzo: “Naturalmente sarei onorato di diventare l’idolo polemico di Saviano …”. Beninteso sarebbe stato necessario conoscere il significato di “idolo polemico”, e qui intravedo una difficoltà. Ma Salvini avrebbe potuto cavarsela anche con una semplice ironia: “non è vero che voglio togliere la scorta a Saviano, anzi intendo triplicargliela e dotarlo di una sedia gestatoria per quando deve andare a spasso”.

Ma invece di cavarsela con elegante levitas, ecco la denuncia – giuridicamente giustificata o meno, qui non interessa – che offre l’opportunità alle vedove renziane di gridare alla tracotanza, alla repressione, al costituendo regime. E a Saviano di fare il martire da vivo, in attesa che don Ciotti riesca, da vivo, a farlo fare santo. A costoro mi permetto di ricordare, fra le tante, la querela di D’Alema a Forattini, che in una vignetta l’aveva disegnato simile a Hitler. Ma c’è querela e querela: quella era una querela democratica. E la Sinistra non protestò.

Alfonso Indelicato

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