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Siamo la terra delle Ferrari

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24 Aprile 2007

Buongiorno.
Come non preoccuparsi, a fronte delle cifre citate negli articoli che hanno seguito gli ultimi incidenti (anche con esito fatale) verificatisi nel nostro territorio, nei quali sono stati coinvolti dei motociclisti?
Anche l’editoriale “chi sbaglia paghi” vuole senz’altro portare il suo contributo nel dibattito inevitabile, sui giornali come nei bar, a fronte di queste notizie.
Condivido che serve a nulla prendersela, in questo caso, con i motociclisti (in altri casi con i giovani del sabato sera, oppure con i possessori di SUV, o con la “vittima predestinata” dell’occasione…).
Mi prendo il mio fardello “demagogico” e butto il sasso: la colpa è della “società”. Troppo facile? Verissimo: della società in quanto “noi”.
Siamo noi che andiamo ad acquistare le moto da centottantacavalli, siamo sempre noi che vogliamo la station wagon turbodiesel da duecento.
Oramai sono sul mercato pure lo scooter da 200 all’ora e la panda da 100 hp. Il mercato ce li offre e noi compriamo. Ovvero noi creiamo la richiesta e loro soddisfano.
Non interessa ai compratori di saper condurre questi mezzi: basta pagarli (in genere in 60 mesi a tasso zero…). Non interessa alle assicurazioni, purché possano lucrare la loro marchetta annuale (tanto poi mezzi più o meno legali per evitare – o quasi- di risarcire non mancano). Non interessa allo Stato (regioni, province, comuni…) cui basta esigere le tasse di possesso, azzannando casomai i veicoli con qualche anno sulle spalle, che forse (ma forse forse…) fanno un po’ di puzza in più, ma magari avevano pure qualche cavalluccio di meno. O qualche multarella da autovelox: sacrosanta per la violazione riscontrata, ma demotivata perché inflitta “una tantum”.
I controlli non ci sono: gli agenti sulle strade sono pochissimi. Non c’è il senso civico: limiti e divieti esistono, ma nella terra della Ferrari, passano col rosso pure i ciclisti della domenica… figurarsi chi ha il “motore” !!
E non esiste più l’educazione, nel senso della cultura: alla civiltà, alla convivenza, al rispetto tanto della persona come delle regole. E da ciò: troppo facile dare la colpa ad altri, i primi colpevoli siamo noi stessi (sissì, mi ci metto pure io), e la cura può venire soltanto da noi medesimi; il resto sono palliativi a corto raggio, ma tant’è…

Cordiali saluti.

Massimo Brianza

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