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Social housing… e gli Archistars?

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13 Aprile 2018

Per trovare qualcosa di significativo, dal punto di vista architettonico, in riferimento alla qualità dell’edilizia residenziale sociale, bisogna risalire ad interventi di Le Corbusier, di Walter Gropius, nel periodo del Bauhaus, se non delle case operaie a Vienna di Adolf Loos.

Tutti i grandissimi nuovi ( o quasi) architetti, che hanno conquistato gradimento ed ammirazione a livello planetario, per le loro fantastiche opere che, spesso provocatoriamente, sfidano le altezze più vertiginose, contribuendo al ridisegno dello skyline delle più importanti capitali del mondo, appaiono però distanti dalle loro, forse un po’ arroganti, acrobazie volumetriche, dimentichi, come risultano essere, delle forse meno enfatiche, e meno stimolanti necessità dell’abitare quotidiano, del bisogno di una casa per innumerevoli (troppi) individui, che ne patiscono la mancanza.

Perché il Social Housing non rientra negli obiettivi dei famosi “archistars” (con rare eccezioni), perché i politici e/o pubblici amministratori non sentono l’impegno di dare risposte, non solo quantitative, ma anche di qualità a problematiche così gravemente diffuse e così debilitanti nella vita delle persone, ma anche pesantemente negative nella gestione, come pure nella forma delle città?

Il social housing DEVE rappresentare, una risposta concreta a bisogni non rinviabili delle popolazioni in gravi difficoltà esistenziali, ed un atteggiamento di moralità operativa con riflessi diretti e di immediata percezione della morfologia delle aree urbane e segnatamente nelle città.

L’obiettivo di riuscire a dare una casa a TUTTI è solo una boutade ( come le tante, specie in periodi

elettorali), o invece rappresenta una meta davvero possibile, raggiungibile?

Probabilmente la concomitanza di un’ipotesi di “Reddito di cittadinanza” (o simili..), che ormai è entrata nella percezione di “tutti”, come reazione alla povertà, crea il presupposto perché anche il problema “casa” si avvii verso una soluzione, non solo credibile, ma pure concretamente realizzabile. Certo, deve essere rivisto, nel senso di allargato, il concetto stesso di Social Housing; ovvero la condivisione, anche progettuale, nel definire un modo di abitare, può essere ampliato non solo alle modalità previsionali di un “vivere” predefinito dal punto di vista dell’organizzazione sociale, secondo indicazioni condivise per una casa innovativa, solo dal punto di vista della mera funzione socio/ambientale, ma DEVE prima di tutto essere resa possibile dalla disponibilità stessa dell’immobile per abitazioni, che sia dedicato in modo specifico a quella fascia di utenti, che più ne necessita. Questo dovrebbe essere il VERO significato che il Social Housing dovrebbe intrinsecamente contenere, per rappresentare anche tangibilmente una risposta, che risulta invece ancora troppo marginale rispetto ad un problema non più differibile.

Il Social Housing deve quindi coprire l’esacerbata carenza di abitazioni dedicate alla fascia più debole del mercato immobiliare, ovvero per coloro che dispongono di scarse/scarsissime disponibilità economiche.

Il gruppo di progettazione, di questa nuova generazione di case sociali, deve essere necessariamente interdisciplinare e deve avere lo scopo specifico di rispondere al quesito imposto dall’eterna negativa contingenza (ossimoro, solo apparente) di tragica cronica privazione di quel bene minimo di base che è la casa, ovvero il “posto”, cui l’esistenza dell’individuo àncora la possibilità stessa di relazione con i propri simili.

In questa “sfida”, il progetto è fondamentale, perché da esso medesimo dipende la fattibilità dell’ambizioso traguardo da raggiungere e, per le proposte che propugna, si pone quale significativa innovazione, che potrebbe coinvolgere risorse ed intelligenze, le più diversificate ed all’avanguardia.

Il protocollo di base su cui fondare il lavoro da dedicare allo scopo, potrebbe essere:
1) DEVELOPPER

Il Developper DEVE essere una ONLUS o FONDAZIONE, sia per contenere i costi di acquisizione di un’area edificabile con destinazione residenziale che per fruire di ogni possibile agevolazione fiscale, o oltre eventuali provvidenze.

2) FORNITORE ENERGIA

L’energia da utilizzarsi è quella SOLARE, prodotta cioè con pannelli fotovoltaici. L’obiettivo è di produrre tutta l’energia necessaria all’immobile residenziale da costruirsi. L’eventuale energia in più deve:

a) poter essere stoccata, per poter essere utilizzata in periodi di scarsa raccolta

b) poter essere venduta a gestori nazionali, e quindi in grado di produrre utili

3) COSTRUZIONE DELL’IMMOBILE RESIDENZIALE

La costruzione dell’immobile dovrà osservare le tecniche più aderenti al contenimento dei costi, e quindi:

a) dovranno essere utilizzati elementi costruttivi per la maggior parte prodotti dall’industria dei

prefabbricati;

b) gli elementi sanitari e quant’altro saranno di qualità, ma da inserirsi nella fascia “medio bassa”;

c) ogni tipo di materiale dovrà corrispondere ai necessari requisiti di legge, ma dovrà rientrare

nella fascia economica citata;

d) la qualità generale dovrà essere garantita soprattutto dalla cura progettuale, oltre che dal controllo sulla realizzazione, in modo che venga raggiunto un risultato altamente soddisfacente;

e) gli impianti dovranno garantire la massima efficienza, con il minimo costo.

4) TIPOLOGIA

Il progetto, responsabile della qualità dell’intervento, dovrà avere un significativo impatto positivo sul contesto, diffondendo al contorno il senso di un’ambientazione studiata, gradevole ed armonizzata col contesto medesimo. Queste costruzioni sono indirizzate ad un’utenza con capacità economiche molto contenute, ma non per questo penalizzabile con abitazioni scadenti. L’obiettivo è realizzare due tipologie di appartamenti:

1) Appartamenti da 55 mq (2 locali)

2) Appartamenti da 70 mq (3locali)

3) Sia gli appartamenti di 2 che di 3 locali saranno arredati secondo una progettazione generale che ne consenta una finitura di qualità e di prezzo, ipercontenuto.

5) GESTIONE

La gestione di questi interventi residenziali è possibile una volta raggiunta un’economia di scala adatta allo scopo. Si ritiene che una previsione logica, per entrare in un accettabile calcolo di “ costi benefici” sia la previsione di una costruzione di 100 alloggi (almeno).

Dato che l’obiettivo è quello di realizzare alloggi per un’utenza con scarse possibilità economiche, che siano in grado di essere concorrenziali persino nei confronti delle cosiddette case “economiche e popolari”, gli alloggi che qui sono in previsione saranno dati in affitto, che dovrà essere

ESTREMAMENTE contenuto.

6) REGOLE INTERNE PER I FABBRICATI

Ogni fabbricato, per poter sostenere tutti gli oneri relativi alla ordinaria amministrazione (pulizia, decoro, civile convivenza, sicurezza) dovrà essere cogestito sulla base di regole (da definirsi) vincolanti, che vedano coinvolti attivamente gli affittuari, che verranno responsabilizzati in modo specifico, al fine di ottenere una serena quanto indispensabile socializzazione del comparto.
7) FINANZIAMENTI

Dato che, presumibilmente, la ONLUS o FONDAZIONE, non disporrà dei capitali necessari al decollo dell’iniziativa, è indispensabile reperire i finanziamenti necessari, o attraverso investitori, o attraverso Banche, che con le garanzie necessarie, vogliano sostenere questo nuovo esperimento di SOCIAL HOUSING. Si ritiene che la parte più complessa sia rappresentata dalla progettazione, in quanto dovrà rigidamente imporre un percorso che non consenta sbavature o devianze e dove il controllo dei costi dovrà essere esasperato.

8) RIFIUTI

Verificare se e come (se possibile) gestire il problema rifiuti in modo autonomo.

9) COSTI

I costi, che saranno definiti in base a capitolati specifici e dettagliati per ogni settore costruttivo, non potranno comunque superare la soglia di € 900 al mq tutto compreso, pena la non realizzabilità dell’iniziativa. Da qui discende la particolare importanza del Progetto, in ogni sua articolazione.

10) Il nostro Progetto pilota prevede la costruzione di quattro immobili di 7 piani fuori terra per un totale di 9.500 mq circa di SLP distribuita in circa 110 appartamenti, oltre a varie superfici per amenities, negozi e quant’altro.

11) Una grande “calotta”, sede del fotovoltaico trasparente, sarà la peculiarità più significativa dell’intervento, in quanto avrà, oltre alla funzione energetica, anche la capacità di rendere coperti gli spazi tra edifici ( una piazza vera e propria), favorendo quindi una disponibilità di un ambiente comune protetto, e quindi capace di favorirne un utilizzo ampiamente socializzante.

12) DIFFUSIONE DELLA NS/ INIZIATIVA SOCIAL HOUSING

L’ambizioso obiettivo di questo progetto è quello di inserirsi autorevolmente in tutte quelle attività (private o pubbliche) finalizzate ad alleviare il drammatico fabbisogno di abitazioni nel nostro Paese. Ed è per questo che ogni sua proposizione è a questo scopo orientata, nella convinzione che questo traguardo sia non solo doverosamente da perseguire, ma sia effettivamente raggiungibile, al di là di ogni insopportabile quanto inutile retorica.

IMPORTANTE

L’ipotesi di questa Social Housing si diversifica sostanzialmente dai vari modelli sino ad ora individuati, in quanto è, sì interessata ad una organizzazione di spazi in cui la collettività trovi nuove

modalità per la convivenza civile, anche con proposte innovative di funzioni interattive capaci di “unire” socialmente, ma la vera socialità viene in questo progetto rappresentata dalla messa a disposizione su vasta scala ( si spera) di un modello di abitare dai costi contenutissimi, ma dalla eccellente qualità delle costruzioni, dalla totale autonomia energetica e di riscaldamento ( quindi senza LE BOLLETTE RELATIVE), che saranno governate da un’organizzazione di inquilini autogestita,

che si occuperà sulla base di regole condominiali precise e cogenti della manutenzione generale degli immobili coinvolti, ma anche delle varie opportunità associative e di amenities interne ad ogni comparto realizzato.

SPAZI SOCIAL

Gli spazi alla base degli edifici (negozi) possono essere utilizzati:

a) Social markets alimentari
b) Clothing store (per abbigliamento nuovo o usato)

c) Pub/bar

d) Ruben restaurant (o simili)

e) Temporary shops, per le merci derivate da stock (stock house)

Gli spazi interpiano dedicati ai servizi, possono essere utilizzati:

a) Sala tecnica (contatori energia/varie)

b) Nursery (a gestione volontaria)

c) Palestra (a gestione volontaria)

d) Lavanderia (a gestione volontaria)

Ma se gli obiettivi sono chiari, perché non coinvolgere grandi/grandissimi nomi dell’architettura mondiale, perché non sfidarli “provocatoriamente”, ad affrontare problematiche, forse meno gratificanti dal punto di vista del glamour modaiolo (ma non è detto; dipenderà infatti dai risultati delle proposte progettuali), ma certamente ricchi della riconoscenza per i benefici effetti sulla vita della gente e con fondamentali ricadute sulla qualità sociale del vivere urbano.

Il miraggio di tanti guadagni frutto di prestigiosi e ricchissimi incarichi, da plutocratiche multinazionali alla ricerca di autoreferenziali conferme della propria presenza planetaria, quasi a giustificazione di immense fluttuazioni di lucrosissimi affari globali ( forse non sempre di specchiata percezione), dovrebbe/potrebbe lasciare un po’ di spazio anche tra i “cosiddetti” altri, cioè per coloro che difronte agli splendidi risultati di architetture fantastiche, ma ciniche (!?), nulla possono se non sbigottire ed annullarsi nella propria dimenticata “solitudine”, abbandonati in quel degrado urbano, che solo raramente emerge per creare indignazione, e, quasi mai, smuove in modo costruttivo le coscienze dei, cosiddetti, benpensanti.

Cari archistars, pensateci voi, commuovetevi, dedicatevi anche a coloro che da voi potrebbero davvero ricevere un grande contributo di vera solidarietà; in cambio forse non avrete grandi arricchimenti, ma certo la sensazione di aver dato un contributo, empatetico, di aver dedicato parte del vostro tempo e della vostra fantastica genialità a coloro che, forse non avrebbero neppure “osato” alzare lo sguardo sulle vostre opere meravigliose, avviliti nella palude della propria esistenza.

Il rischiare un coinvolgimento emotivo col dolore del mondo, cercando di trovare quelle risposte dirette, tangibili, concrete, che soltanto le vostre intelligenze saprebbero scoprire per tradurle in sublimi progetti da dedicare all’evoluzione dell’uomo nella socialità, potrà certamente produrre un appagamento morale ed intellettuale, che nessuna ricchezza discendente da pur prestigiosissimi incarichi potrà mai restituirvi completa gratificazione.

Arch. Alfio Lorenzetti

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