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Sperando che non sia più necessario leggere certe cose…

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4 Aprile 2011

Gent.mo direttore,
utilizzo lo spazio qui gentilmente concesso per replicare alla replica del signor D.C., sperando che non diventi abitudine dover essere costretti a leggere delle affermazioni prive di fondamento.
Dunque, signor D.C., da dove cominciare. Innanzitutto dal fatto che alle sue domande ho già in parte risposto.
Per quanto riguarda le affermazioni di ministri, deputati e presidente dell’Anci, ho riportato le testuali parole di Bossi e considerato quelle di Maroni e Galli. Mi spinge a commentare le dichiarazioni di Chiamparino. Bene. Sì, effettivamente il sindaco ha ritenuto opportuno accettare “solo profughi”, ma il motivo l’ha lui stesso chiarito: inizialmente si è dichiarato disponibile ad accogliere un quantitativo stabilito di immigrati come riteneva dovesse fare l’intera regione Piemonte, comune per comune. Poi ha sottolineato che, facendo leva sulla sua disponibilità, la questura aveva già inviato il necessario alla sola città di Torino. Quindi, per evitare fraintendimenti e confusioni provocate da un eccessivo invio di immigrati, ha corretto la propria dichiarazione, ma l’ha fatto coerentemente. Si è però dichiarato disponibile ad accogliere i profughi, cioè coloro che hanno realmente problemi e nutrono i pericoli maggiori in caso di rimpatrio.
Per quanto riguarda la disponibilità ad accogliere migranti nella mia abitazione, mi sembra perfino superfluo replicare, ma lo faccio per evitare fraintendimenti e facile dietrologia, come i leghisti sono abituati a fare. Se non accolgo nessuno è solo e semplicemente perché non posso permettermi di accogliere nessuno. A parte il fatto che sono uno studente liceale (forse la cosa la sorprenderà, ma non mi interessa minimamente), devo anche sottolineare che qui si chiede allo Stato di far la propria parte, cioè a tutti, non ai soli “sinistrelli” (parole sue, poi non dica che io ho usato epiteti forti).
L’ultima parte è la contraddizione che lei riscontra nelle mie parole. Beh fossi stato in lei, avrei evitato di porre una domanda retorica rivolta ad un pubblico virtuale, ma so che la sua parte politica è abituata a usare mezzi scenografici per porsi.
Ma non si preoccupi, le spiego subito. Avrebbe fatto meglio a riportare integralmente le mie parole, tutte ben ponderate e scelte accuratamente. Non c’è alcuna contraddizione, perché io non nego che, trovandoci (Deo gratias) in una democrazia, al governo possa esserci, giustificata appieno, la destra. Sono però irritato fortemente (e anche un po’ preoccupato per il mio futuro a dire il vero, ma taccio, perché vista la facilità con cui lei utilizza termini inappropriati forse potrebbe darmi del “patetico”) quando leggo certe affermazioni, almeno quanto lo sono quando sento quelle dell’omuncolo da cui siamo governati. Vede, sottolineo ancora che io ammetto la possibilità di avere al governo la destra, eletta dal popolo. Ma questo può accadere in un paese democratico. Qui siamo in un paese in cui al governo non c’è una destra, ma una cricca dedita solo al proprio tornaconto personale: Berlusconi necessita di leggi per evitare processi da cui, probabilmente, deve temere qualcosa. I suoi sgherri (non ho paura ad usare questo termine, mi preoccupa il fatto che lei si sia incluso tra costoro) invece sono a lui asserviti perché temono di perdere il compiacimento del padrone, quello che tira fuori i soldi.
Capisce ora perché non si può giungere ad accordi con Berlusconi di mezzo? Perché gli accordi si fanno, legalmente, in democrazia. Qui siamo in una finta democrazia (anzi, per il settore televisivo si può parlare di vera e propria dittatura mascherata) in cui giungere ad accordi con affaristi loschi è qualcosa di improponibile per chi fa del legalitarismo una bandiera politica. Bandiera che tra l’altro è divenuta necessaria solo a seguito della “discesa in campo” dell’attuale premier.
Che poi Berlusconi sia legittimato dal popolo a fare ciò, io non lo nego. Ma lui non ha mai fatto campagna elettorale parlando di riforme della giustizia con fini personalistici, di legittimi impedimenti, di processi brevi, di tagli al mondo dell’istruzione e dell’università, di tagli al mezzogiorno, di introduzione di nuove tasse, di accordi con la Libia (salvo poi contrastarla) e di una quantità di altre cavolate poi però messe in atto.
Si figuri che in campagna elettorale aveva anche detto che avrebbe ricostruito l’Aquila e ripulito Napoli, eppure ora Napoli è sommersa dall’immondizia (e la colpa di chi è ora che in provincia, regione e al governo ci sono esponenti del Pdl?) e all’Aquila sono stati costruiti quartieri satelliti con casette che poco di diverso hanno dai containers, se non la forma.
Perciò è evidente a tutti (giusto per chiamare in causa il pubblico, virtuale e non quantificabile, di questo dibattito) che di contraddittorio nelle mie parole non ci fosse nulla. Semmai di incoerente nelle sue, che dice che la sinistra non ha mai fatto nulla di buono per il federalismo.
Al massimo non ha mai fatto nulla proprio la Lega: la prima riforma, fintamente federalista, è stata bocciata perché ai limiti della costituzionalità e non gradita nemmeno agli elettori leghisti. Ora il nuovo federalismo serve ad introdurre nuove tasse anche nelle regioni già ricche.
Le faccio notare che l’unica riforma veramente federalista, e approvata anche dal popolo, è stata quella approvata dal governo amato nel 2001, che riguardava il titolo V della seconda parte della Costituzione. Mi spiace per lei, al suo posto cambierei partito, perché si corre il rischio, con questo andazzo, di passare per sostenitore di una parte politica xenofoba (sebbene lei neghi di esser tale. Me lo dimostri e ne riparliamo, invece di tacciare gli altri di buonismo a sproposito) e alleata di affaristi di bassa lega (perdoni il gioco di parole, che già il sottosegretario Castelli si è permesso).
Saluti cordiali,
S.G.

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