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Sono stufo di certi “tifosi” della Pallacanestro Varese

Openjobmetis Varese - Red October Cantù 95-64
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9 Gennaio 2018

Gentile Direttore,

scrivo questa breve lettera perché vorrei condividere con lei e con tutti i lettori di VareseNews un mio pensiero su quanto accaduto domenica sera nel post partita di Vanoli Cremona – Openjobmetis Varese.

In verità la speranza è che queste righe vengono lette da chi frequenta il vecchio “Lino Oldrini” (si, mi piace chiamarlo ancora così perché quello è il suo vero nome), perché penso che sia arrivato il momento di dare uno segnale forte da parte di tutti noi tifosi VERI della Pallacanestro Varese.
Seguo la Pall. Va da quando ero ragazzino, sia in casa che in trasferta (e non solo dalla tv); al palazzetto ho girovagato tra galleria, tribuna e curva ma, ci tengo a precisarlo, staccandomi sempre da quello che è il tifo organizzato.
Ecco proprio su questo aspetto vorrei soffermarmi: il tifo organizzato.

In generale e in ogni sport reputo che gli ultras siano una parte importante del tifo, che aiuta a creare atmosfera all’interno di stadi e palazzetti, risultando spesso, nel caso del basket, il 6° uomo in campo.
Fino a qualche tempo fa questo discorso era ancora più vero se riferito al caso della Pallacanestro Varese. Non neghiamolo, dai tempi dei Boys passando per la GBR e poi per i primi anni degli Arditi il tifo varesino è sempre stato qualcosa di speciale.

Ora però le cose non sono più così e non si può più far finta di nulla. Onestamente l’attuale curva mi ha sempre destato qualche perplessità, se non altro per l’immagine che gli Arditi danno di loro stessi e per alcuni eventi passati accaduti fuori dai palazzetti che li hanno visti protagonisti. Nulla di personale sia chiaro, non mi permetterei mai di giudicare persone che non conosco, ma ormai certi fatti provati sono sulla bocca di tutti e reputo che meritino una analisi attenta ed approfondita.

Salire sul pullman della società per contestare l’operato di uno o più dirigenti, come è stato il caso di domenica, o presentarsi sotto casa di Maynor per criticarne le prestazioni sul campo, come è stato il caso dello scorso anno, penso che sia qualcosa di vergognoso e indecente, che merita una condanna forte ed esemplare prima da parte della Società (il comunicato di ieri mi è sembrato alquanto banale e “molle”) e poi da parte delle Autorità competenti.

Penso che un tifoso qualunque abbia il diritto di manifestare i propri malumori nei conforti della squadra, limitandosi però a farlo nei modi e nelle sedi opportune, ovvero in questo caso all’interno del palazzetto. Idealmente non si dovrebbe mai arrivare neanche agli insulti beceri e qualunquisti di certi cori, ma questo mi rendo conto essere un’utopia e non sono certo i “cori insulto” che voglio condannare, quelli si sa, fanno parte del gioco.

Quando però il sano sfottò o qualche insulto isolato si trasforma in un attacco fisico/verbale mirato ecco che non si può più parlare di semplice “protesta” ma di violenza, e la violenza, specie nello sport, NON deve esistere, e chi si rende protagonista di ciò va duramente condannato e punito.
Parte di questi “tifosi” ormai sono frequenti a compiere questi tipi di azioni, ed è inutile girarci intorno, ci sono telecamere ovunque, mi chiedo perché non vengano quasi mai presi provvedimenti (se non qualche raro DASPO) da parte delle Autorità nei confronti di queste persone, ma anzi le stesse riescano sempre a presentarsi ogni domenica, senza problemi, al loro posto al palazzetto.

D’altro canto sui fatti di domenica penso vadano spese anche due parole riguardo alla reazione di Coldebella, specialmente in relazione al ruolo che ricopre. Come detto nello sport essere criticati quando le cose non vanno bene fa parte del gioco e un dirigente, specialmente quando è un ex giocatore, dovrebbe saperlo. Anche per la carica che riveste l’attuale DG domenica non avrebbe mai dovuto permettersi di replicare agli insulti ricevuti, indipendente da chi siano pervenuti, ma dopo una prestazione sul campo come quella di domenica, e visto il periodo che la squadra sta attraversando, la sua unica preoccupazione doveva essere quella di capire come uscire dall’attuale crisi, perché di questo si parla. Ciò nonostante, tale atteggiamento di Coldebella non giustifica la violenza ricevuta nel post-partita.

Chi mette in atto questo tipo di azioni non penso possa essere chiamato tifoso e ritengo vada allontanato dai palazzetti, ambienti frequentati non sono da adulti “maggiorenni e vaccinati” ma anche da bambini: che segnale si manda a questi ultimi? Come li si può spiegare certi eventi e situazioni, che nel 2018 non dovrebbero neanche lontanamente essere immaginati?
In conclusione penso che un ruolo di responsabilità lo rivestano anche i tifosi, quelli veri, della Pallacanestro Varese. Già nel 2014 il pubblico prese le distanze dalla curva e penso che questa situazione debba ripetersi, se non altro per il bene della società. Tanto diciamocelo, l’attuale curva e l’attuale tifo non è neanche lontanamente paragonabile a quello che fino a qualche anno fa si vedeva e sentiva al palazzetto. E non penso che ciò sia dovuto solamente dai risultati sportivi.

Lettera firmata

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