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Un testo sovversivo (moderatamente)

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17 Novembre 2008

Caro direttore,

il discorso del Presidente Napolitano rivolto ai cittadini stranieri in Italia ed al loro positivo contributo alla nostra vita economica e sociale ha fatto discutere parecchio, come ovvio.

Trovando piuttosto noioso, per me e per i nostri lettori dire ancora come la penso, ho provato a cercare la fonte del discorso presidenziale ed ho incontrato questo interessante testo:

“Chi vorrà sporcarsi le mani se i lavoratori stranieri non dovessero esserci più? Essi sono una parte del nostro sistema economico, il quale resta per loro impenetrabile…Senza l’afflusso di forza lavoro straniera non sarebbe stato possibile ottenere quelle prestazioni aggiunte che un popolo benestante pretende sempre…I lavoratori stranieri non soltanto ci hanno garantito la produzione di merci, ci hanno permesso anche di creare e sviluppare servizi; ma i veri e propri creatori del nostro benessere restiamo noi stessi…Attraverso l’esodo degli stranieri si libererebbero sì case, ma case in cui nessuno di noi vuole più vivere: baracche, edifici fatiscenti…Chi ci costruirà le nuove case, le nuove strade, quando i lavoratori stranieri non ci saranno più? …L’iniziativa contro gli stranieri non costituisce un’alternativa tra il nostro benessere e la nostra peculiarità, perché l’una cosa è contenuta nell’altra”.

Molti penseranno si tratti del solito volantino della CGIL, o di un editoriale sovversivo di Famiglia Cristiana. Sorprenderà sapere che si tratta del moderatissimo “Tages Anzeiger”, giornale di Zurigo.

Affinchè non si pensi a parole avventate o scritte di fronte ad un fenomeno ancora limitato rispetto ad oggi, si tenga presente che il testo risale al 1970, anno in cui erano registrati, in tutta la Svizzera, 800.000 cosiddetti “lavoratori ospiti” (moltissimi italiani) rispetto ai 2.090.000 confederati professionalmente attivi.

Effettivamente non so se Napolitano abbia mai letto la Tages Anzeiger, certamente non l’hanno letta i sognatori di una Svizzera di comodo, stile Heidi, che non conoscono quella vera.

Saluti cordiali

ps.: Io l’ho trovato in Max Frish, nel suo gustosissimo “Guglielomo Tell per la scuola”, Einaudi 1973.

RC

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