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Va cercata l’unità del centrosinistra

Chi chiede il voto subito mira solo al potere
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19 Gennaio 2018

Egregio Direttore,

a sentire e vedere il nostro Presidente della Repubblica, che ostenta giorno dopo giorno serenità e sicurezza, sembra che tutto vada bene. Dopo aver sciolto il Parlamento, fatti i discorsi di rito di fine anno e convocate le nuove elezioni per il 4 marzo, sembrerebbe che con le prossime votazioni tutto si possa risolvere. Ma non è così. Intanto le prossime elezioni segneranno il più grande distacco degli elettori dalle istituzioni, con il rischio che il 50% della popolazione non si rechi nemmeno a votare, avendo compreso che quanto poco contino i nostri Parlamenti e Governi, in un contesto in cui “il mercato” ci ha espropriato della nostra stessa responsabilità e del nostro futuro. Andremo a votare per un Parlamento che conta poco, mentre il potere quello vero è nelle mani di grandi speculatori internazionali che determinano il governo mondiale dell’economia.

L’altro grande tema di incertezza è la frammentazione del quadro politico dei partiti, che rischia di rendere molto difficile la formazione di un governo con una solida maggioranza con il risultato di avere un Paese ingovernabile. Le stesse difficoltà che stanno sperimentando in Germania, ma con la differenza che in quel Paese ci sono partiti più responsabili che alla fine riescono a trovare una collaborazione per il bene comune.

E così mentre il centrodestra alla fine ha ritrovato una sua unità, molto fittizia che reale, nel centrosinistra si sta consumando una divisione che può risultare molto pericolosa per il futuro del nostro Paese. La responsabilità di queste divisioni le ha in primis lo stesso Partito Democratico, il cui segretario Matteo Renzi ha portato alle estreme conseguenze la sua teoria della “rottamazione”, sfasciando prima il suo stesso partito, senza avere la capacità di costruire solide alleanze, con la teoria tutta sua dell’uomo solo al comando. Se poi alla fine si ritrova solo, non ha di che lamentarsi.

E’ in questo contesto che è nata la lista “Liberi e uguali” con Pietro Grasso, una formazione politica che rischia di durare il tempo stesso delle prossime elezioni politiche. Un soggetto politico forse nato in ritardo, ad oltre un anno della conclusione del referendum costituzionale, che non si caratterizza con un solido programma elettorale, ma come tutti i partiti, con un nome, che pur nella sua grande rispettabilità, nasconde a mio parere la difficoltà di avere un programma politico di governo, costretto quindi a perseguire il proprio consenso con promesse elettorali, alla fine poco praticabili.

Una formazione politica che sin dall’inizio ha rinunciato all’obiettivo di ricostruire una unità del centrosinistra, timoroso che la ricerca dell’unità avrebbe potuto rappresentare una subalternità allo stresso Pd. Io credo invece che ricostruire un’unità del centrosinistra rappresenti un valore da perseguire, prima che il governo del Paese finisca nella mani di quel centrodestra che vuole fare scempio del dramma della immigrazione. A pagare queste divisioni saranno infatti gli ultimi, a cominciare da tutti gli immigrati che sono arrivati e continuano a arrivare sulle nostra coste, nella speranza di ritrovare una pace che il loro paese non garantisce. Immigrati che Papa Francesco quantifica in 250 milioni e che rischiano ora di rimanere sempre più soli.

Per queste ragioni considero le divisioni a sinistra un lusso che a mio parere si doveva evitare. Ma ora che le scelte si sono consumate, spero che la prossima campagna elettorale di “Liberi e uguali” si caratterizzi nella ricerca con grande umiltà dell’unità del centrosinistra, con un programma serio e non solo fatto di facili promesse elettorali, perché a tutte le persone che risiedono o arrivano nel nostro Paese siano garantiti, lavoro, salute, scuola, trasporti, servizi essenziali. E con l’ambizione di portare al voto tutti coloro che si sentono delusi dalla politica. Solo così saremo tutti liberi ed uguali.

Emilio Vanoni – Induno Olona

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