Violenza e minori: auguriamoci sia un brutto sogno, ma intanto facciamo un esame di coscienza

13 Ottobre 2004

Caro Direttore

Ho letto con molto interesse l’editoriale sui casi di pedofilia a Varese, duro ma terribilmente vero. Più uno sfogo che altro, ma un sussulto nella coscienza collettiva lo deve aver provocato in chiunque. E trovo verissime le tue parole: dobbiamo ritrovare il senso della Comunità.
Questi fatti accadono, per anni, nel silenzio generale, quando non si è più Comunità, ovvero non si condivide un vivere comune, definito da un’identità.
Penso che sollevare problemi di ordine pubblico sia del tutto superfluo. La questione è molto più ampia e riguarda il senso intimo del vivere di ognuno di noi, che si è perso nella cura solo del proprio particolare, senza occhi per il collettivo.
Come sai, sollevare questo tema, della nostra identità, mi è consueto per altri versi, ma mai mi sarei aspettato di doverlo pensare affiancato ad un problema di pedofilia così grave, che pare, a leggerti, di quasi pubblico dominio da tempo, in una Città che in fondo è un’unione di Paesi.
Ci si accorge allora di come questi Paesi che erano Comunità, oggi si siano persi, e di quanto vuoto e cattivo possa apparire il mondo patinato del nostrano divertimento mondano, in cui almeno un personaggio dell’inchiesta si muoveva con la camminata del Re.
Dell’altro, è sconcertante, da ex giovane giocatore di pallacanestro d’altre Società, sapere che un’ombra pesante sia oggi calata sulla fiducia nel mondo bellissimo dello sport dei ragazzi.
Auguriamoci sia tutto un brutto sogno, che l’inchiesta chiarisca i fatti al più presto, perché al risveglio Varese potrebbe trovarsi di fronte ad un lacerante esame di coscienza.