Ex calzaturificio Borri, indagine entro sei mesi

È stata approvata in consiglio comunale la commissione di indagine sull'acquisto dello stabile. Non c'è accordo sul difensore civico

Undici componenti, lavori top secret e sei mesi per completare la sua verifica. È la commissione di indagine sull’acquisizione dell’ex calzaturificio Borri di Busto Arsizio. Uno strumento voluto dalle opposizioni in consiglio comunale e che, dopo le elaborazione della sua fisionomia statutaria, è stata approvata nel consiglio comunale di giovedì sera. L’organismo dovrà occuparsi di fare chiarezza sull’acquisto dell’ex calzaturificio condotto dalla passata amministrazione comunale, guidata da Gianfranco Tosi. 
Su questa operazione costata parecchi miliardi, le minoranze avevano espresso dubbi sulla regolarità dell’acquisizione. lo stesso sindaco Luigi Rosa acquisita un relazione redatta da Angelo Verga (Progressisti), aveva depositato un fascicolo alla Procura della Repubblica di Busto Arsizio, per fare luce su ogni particolare dell’acquisto.
Ora la commissione è stata approvata e presto si insedierà. Ne faranno parte i consiglieri Alberto Grandi e Angelo Verga (Progressisti), Davide Pozzi (Margherita), Angelo Lofano (Rifondazione), Audio Porfidio (gruppo misto), Pierluigi Anzini e Giuseppe Gorini (Lega Nord), Mario Crespi e Sandro Orsi (Forza Italia). La presidenza della commissione va ad Angelo Verga.
I lavori dovranno terminare dopo sei mesi, a partire dalla prima seduta e i componenti della commissione e chi assiste ai lavori (consiglieri e giunta) sono tenuti al segreto istruttorio sino alla conclusione dell’indagine.  
Slitta invece l’elezione del difensore civico. Scaduta la carica, dopo il rinnovo dell’amministrazione comunale, da mesi maggioranza e opposizione sono in cerca di un accordo. La maggioranza vorrebbe su Fabrizi, l’attuale difensore civico,  l’unanimità del consiglio, proprio in virtù del carattere super partes di questo ruolo. Ma l’opposizione ha proposto un suo candidato, l’avvocato Angelo Grampa, e di cambiare idea non ne vuole sapere. Ma non è l’unico nome che gira. Fino a qualche giorno fa pare ce ne fossero addirittura quattro: due per il centrosinistra e due per la Cdl. È forse questo che ha fatto dire a Valerio Matiani, capogruppo della Margherita che «non si arriva all’elezione del difensore civico perché non c’è accordo nella stessa maggioranza». 
L’ingresso in consiglio di Enrico Salomi, che non ha mai partecipato ad alcuna riunione in proposito, ha suggerito alla minoranza di rimandare l’argomento, mentre è slittata anche la modifica dell’articolo 16 dello statuto, che rende ammissibile il terzo mandato di un assessore, per il non raggiungimento del quorum necessario alla prima votazione. Sarà riproposto nei prossimi consigli comunali. 


Redazione VareseNews
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Pubblicato il 09 Maggio 2003
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