Integrazione razziale, spot sociale di un varesino vince primo premio a Roma

Gaetano Maffia è un giovane regista di Varese che sta raccogliendo diversi consensi. Recentemente ha lavorato anche sui film di Aldo, Giovanni e Giacomo

Ha appena vinto, a Roma, il primo premio di un festival dedicato agli spot sociali con un cortometraggio dedicato all’integrazione razziale. Ma ha anche lavorato come assistente alla regia negli ultimi due film di Aldo, Giovanni e Giacomo e nella fiction televisiva che avrà come protagonisti Ezio Greggio e Enzo Jacchetti. Si tratta di Gaetano Maffia, giovane regista varesino che ha già raccolto diversi consensi fin dal suo esordio avvenuto con il cortometraggio storico Berlino ’38, storia di un gruppo di musicisti jazz ebrei nella capitale tedesca. Oggi Maffia ha appena finito di frequentare, grazie a una borsa di studio, la Nuct di Roma (Nuova università del cinema e della televisione) che ha sede negli studi di Cinecittà. «Tutto è scaturito da quel cortometraggio realizzato come opera di fine corso alla Civica scuola del cinema di Milano».

In che senso?
«Nel 2001 Berlino ’38 vinse il festival di Chianciano, dove ottenne anche il premio del pubblico. Di diritto il cortometraggio è finito in un altro festival che riuniva i vincitori di diversi festival nazionali e internazionali. È arrivato primo anche in questo concorso. E così mi hanno assegnato una borsa di studio per un anno alla Nuct».

E da Varese sei andato a Roma?
«La decisione non è stata facile. Per me Roma, oltre a essere un posto totalmente nuovo e sconosciuto, era un po’ come Los Angeles. E poi sono pigro. Ho pensato anche che due anni ci corso li avevo già fatti alla scuola civica di Milano. Ma alla fine ho deciso di andare. Ho trovato casa con altri studenti e ho iniziato il corso».

Ma prima di andare a Roma avevi già fatto anche altri lavori, giusto?
«Sempre nel 2001 ha partecipato come assistente di produzione ad alcuni spot pubblicitari tra i quali quello per il conto Arancio. Inoltre, avevo lavorato come assistente alla regia nelle due puntate pilota della fiction con Greggio e Jacchetti».

Una volta a Roma cosa hai fatto?
«Appena iniziati i corsi sono stato richiamato dalla produzione del set di Greggio-Jacchetti: volevano girare altre sei puntate in sei settimane, a Milano. Si trattava di lavoro, cosa potevo fare? Ho mollato tutto e sono tornato a casa. A marzo però sono terminate le riprese della fiction e sono riuscito a tornare alla scuola di Roma».

Dove hai realizzato lo spot sociale sull’integrazione razziale? Di cosa parla?
«Era il cortometraggio di fine corso alla Nuct. Il tema era appunto l’integrazione. Racconta di una serie di stranieri a Roma: un ambulante al mercato dice qualcosa in un orecchio a una giapponese e questa scoppia ridere. Noi non capiamo cosa si siano detti, ma la stessa cosa fa la giapponese con un Ganese e cosi via. Tutti scoppiano a ridere. Fino ad arrivare a un’italiana che dice nell’orecchio a un’altra persona la stessa frase. Ma questa volta capiamo: "Sono razzista". E lo spot si conclude con la scritta "Razzista aggiornati", a voler indicare il mondo che sta piacevolmente cambiando verso l’integrazione e il rispetto delle altre culture. Questo spot è stato premiato lunedì scorso a Roma alla prima edizione del "Festival Pubblicità per Bene" dedicato agli spot sociali. Non abbiamo ricevuto premi in denaro, ma il primo premio consiste nel sostegno alla diffusione dello spot sulle varie reti nazionali. Speriamo di vederlo presto in giro».

In passato hai lavorato anche sul set dei film di Aldo, Giovanni e Giacomo…
«Ho lavorato su Chiedimi se sono felice e La leggenda di Al, John e Jack. Su quest’ultimo sono stato chiamato come assistente alla regia per aiutare a girare la scena del parcheggio che era piuttosto complicata. Lavorare con loro è fantastico, sono tutti molto disponibili e il clima è bellissimo. È l’esempio di come si può lavorare bene, divertendosi».

Tu hai realizzato anche un documentario come regista…
«Dopo Berlino ’38 ho girato un documentario dal titolo Uomini in mare, dedicato alle navi "arreatate" a Genova, quelle che sono bloccate in porto perchè l’armatore ha debiti. Siamo stati anche su una nave ucraina ferma da un anno con i marinai che non potevano scendere perché erano senza permesso di soggiorno e non potevano nemmeno tornare a casa perché non potevano lasciare la nave. Un’esperienza che non può non lasciare il segno»

Progetti per il futuro? Ci pensi a un lungometraggio tutto tuo?
«Lunedì torno a Roma per finire di montare un altro spot sociale con la scuola. Poi certo che penso a fare un lungometraggio, ma bisogna trovare il momento giusto. Adesso sto scrivendo un soggetto molto interessante con Fabio Pagani, con cui ho già lavorato per il documentario. Lo stiamo ancora sistemando, poi, quando saremo convinti, cercheremo di realizzarlo».

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Pubblicato il 28 Novembre 2003
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