Nascita, il “mistero” svelato a un papà

La testimonianza di un padre: dalla scelta all'esperienza del parto a domicilio

Ricordo la prima riunione. Cinque, sei coppie, tutte future mamme con il pancione e i loro mariti. Qualcuno di loro era già alla seconda esperienza e sembravano più rilassati, più consapevoli. Io e mia moglie eravamo un po’ ospiti, lei, infatti non ne voleva sentir parlare di parto in casa. Al mio turno infilai subito due domande una più terribile dell’altra, dirette a Marta: «In tutti i parti che hai fatto in casa, in quanti ci sono stati problemi? Quanti minuti abbiamo per andare in ospedale se per il bambino o la mamma sorgessero complicazioni?».
Ora mi viene da sorridere a quelle domande che nascondevano tutta la mia, la nostra ingenuità e ignoranza sul parto, ma allora eravamo così. Neanche tanto giovani, ma sicuramente inconsapevoli.
Il 26 maggio 1992 Sara è nata in casa. La seconda bambina nata ad Azzate dopo più di trent’anni di "esilio" nei vari ospedali dei dintorni.
A Miky, ancora senza pancione, ma con Sara che stava già crescendo dentro di lei, bastò il primo incontro con Marta, in un dibattito sul parto in casa alla palazzina della cultura per capire che altre strade erano possibili. Durante la riunione con le coppie in attesa e dopo un primo colloquio con questa dolcissima ostetrica le decisioni erano maturate dentro di noi. 
Da quel momento abbiamo vissuto sette mesi fantastici. Un’attesa, come per tutti fatta di gioie, ma anche paure, di certezze, ma anche di ansie. La storia ci insegna che malgrado tutto i bambini nascono, ma vale quando non sono i tuoi. Per quelli scatta l’emozione, un sentimento diverso, profondo incontenibili e perfino difficile da raccontare. 
La nostra scelta non fu ideologica. Non venne dettata da uno stile di vita più o meno alternativo. Capimmo che quella era un’esperienza unica e decidemmo che volevamo viverla con la maggiore intensità e responsabilità possibile. Leggevamo tantissimo e ci confrontavamo su quello. Più ci addentravamo nella ricerca e maggiore era la gioia per quella scelta. Aver incontrato Marta Campiotti significò davvero un cambiamento di rotta. 
La nascita è mistero. Non è la fede più o meno profonda in una religione  a dare questa sensazione. Senti crescere tua figlia, ovviamente in modi diversi tra la mamma e il papà, ma sai che nascere è un momento che dipende da troppi fattori e tu sei solo uno di quelli, il resto rimane un mistero profondo anche se ormai conosciamo tutto nei particolari.
La scelta del parto in casa era un’assunzione di responsabilità e se non fossero intervenuti fattori patologici poteva esser gestito con la maggiore naturalezza possibile. 
La fiducia in Marta era assoluta, ma la cosa sorprendente era che settimana dopo settimana cresceva anche la nostra consapevolezza della scelta fatta. Ne parlavamo con serenità, con gioia spiegandone le ragioni. 
Malgrado alcune complicazioni legate allo stato di salute di Miky, la gravidanza fu un periodo davvero felice. Nelle ultime settimane lavorammo ancora più intensamente per preparare la nostra casetta al parto e poi all’arrivo del piccolo. Non sapevamo ancora che sarebbe stata una piccola. Non ci interessava il sesso, eravamo felici di avere un bambino maschio o femmina che fosse.
Il percorso con Marta e le sue collaboratrici fu davvero bello. Conoscere ed esser consapevoli era un aspetto centrale dello sviluppo della gravidanza. 
Arrivammo al momento del parto molto carichi e sereni. Convinti sempre di più della nostra scelta. Miky fu bravissima. A tarda serata, dopo diverse conversazioni telefoniche arrivò Marta. «È ancora molto presto, ci vorranno ancora alcune ore, cerchiamo di riposare». La sua voce fu rassicurante per me, non certo per Miky che aveva ormai una contrazione dietro l’altra. Alle tre di notte Marta chiamò anche Paola, la seconda ostetrica. «Ci siamo quasi. Il travaglio procede bene e c’è una buona dilatazione. Vieni subito». Paola arrivò da Somma Lombardo. Trafelata, giù dal letto e via di corsa a casa nostra. Per loro era naturale questa vita perché la maggioranza dei bambini nascono all’alba. E nostra figlia ne fu una conferma.  Dopo un lungo travaglio di circa dodici ore, alle sei del mattino, in un’atmosfera di reale magia, è nata Sara. 
Ricordo l’emozione, un pianto lungo, liberatorio, per cui vengo ancora oggi preso in giro. Miky e Sara stavano nel nostro lettone. Entrambi esauste, ma felici. Si chiudeva un’avventura, quella della nascita, e se ne apriva un’altra altrettanto affascinante, quella della crescita. 
Tre anni dopo decidemmo che anche Stefano nascesse in casa. Marta aveva partorito Pietro da pochi giorni e così ci seguì Antonella. Una serie di problemi fisici non consigliavano di partorire in casa e così, malgrado un po’ di amarezza, si decise di fare il travaglio a domicilio e poi un accompagnamento in ospedale. Andò tutto bene. Sara  abbracciò il suo "fatellino" dopo solo un’ora dalla nascita e subito dopo eravamo di nuovo tutti e quattro a casa.
Dalle denunce di Leboyer sulla disumanità delle strutture sanitarie in tema di parto, di acqua sotto i i ponti ne è passata. In nessun ospedale si praticano più certe procedure "violente", ma questo non basta a far crescere una vera cultura del parto. Il cambiamento passa solo attraverso una maggiore responsabilità e minore delega a un settore medico che non spinge certo per aumentare il ruolo delle coppie nella scelta del parto. Medicalizzare dove non serve, non solo non aiuta, ma è perfino dannoso. Di strada ne è stata fatta molta, ma il parto in casa, oltre che un’esperienza straordinaria per chi la vive, rimane un vero stimolo per tutti.

Redazione VareseNews
redazione@varesenews.it

Noi della redazione di VareseNews crediamo che una buona informazione contribuisca a migliorare la vita di tutti. Ogni giorno lavoriamo cercando di stimolare curiosità e spirito critico.

Pubblicato il 30 Gennaio 2004
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Segnala Errore

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.