Civiltà moderna? In che senso?
Società - C'è un disagio che il mondo moderno manifesta con la mancanza di senso civico
Ho visto una mattina di traffico in una grande città lombarda una donna con il suo passeggino che attraversava sulle strisce pedonali avendo il verde. Fin qui nulla di strano. Peccato che stava arrivando un’autoambulanza a vele spiegate e la cosa interessante fu che né le macchine, né la signora con la sua carrozzina, facevano il minimo accenno a fermarsi per lasciarla passare.
La villania degli autisti nelle grandi città può essere una cosa di cui ti devi abituare, ma una madre con il suo bambino che cosa ci vuole dire quando mostra di non accorgersi, di non volersi curare del mondo in cui si trova e rimane sorda anche alle sirene di un’autoambulanza che urla il pericolo di morte di un suo simile? Vuole forse dimostrare che è intenta a curarsi unicamente del suo bambino? Vuole forse dire semplicemente che è un po’ imbranata sulle strade quando si trova a camminare con un passeggino? Vuole forse dirci che prima di tutto lei ed il suo bambino e poi se c’è spazio si accomodino pure gli altri. Ma chi sono questi altri? Chi li conosce? Chi li vuole? A chi servono? Se basto a me stessa quando sono con il mio bambino!
No, non ci vogliamo mettere a fare un’analisi sociale e tanto meno psicologica della donna e dell’uomo moderno a partire da un aneddoto ancorché inquietante. Certo il mondo civile moderno mostra sempre meno senso civico e se non si scopre un qualche forte interesse personale a stare insieme l’altro, è per definizione un diverso e quindi è anche solo fonte di disturbo.
Il senso di giustizia, il senso sociale di essere comunità non ha né lo spazio mentale, né familiare per testimoniare opportunità di convivenza civile. Un’ingiustizia diffusa ed autoreferenziale è il peggiore dei mali per una comunità sociale.
Non rispettare le minime regole del traffico urbano è pur sempre la testimonianza di un godimento diffuso all’insulto. Certamente a tutti i livelli politico istituzionali assistiamo da tempo a spettacolari insegnamenti di inciviltà reciproca. Evidentemente si gode di più ad insultare l’altro, il diverso. Godimento nel senso dell’insegnamento di Freud e di Lacan, naturalmente. Si perché se il grande scandalo che Freud introduce nella medicina è che il sintomo non è solo sofferenza, ma godimento. Facendo parlare le isteriche, infatti Freud scopre che l’isterica parla del corpo e con il sintomo che rivela gode. Un godimento mortifero, certamente, ma godimento.
Quando si è drogati da questo tipo di godimento è difficile abbandonarlo e si continua ad utilizzarlo (coazione a ripetere) nonostante si impari e si sappia, ad un certo punto, che non sia affatto utile né a se stessi né all’altro di cui ci si lamenta. Quello che insegnava Lacan ai suoi allievi era di far lavorare il paziente nei colloqui così detti preliminari, prima di metterlo sul lettino. All’inizio infatti il paziente va in seduta proprio per potersi lamentare di chi, secondo lui o lei è il vero responsabile del proprio malessere. Su questa strada lamentosa di godimento e di parole vuote di significato clinico e comunque rivolte contro l’altro, l’analisi non potrà mai decollare. Nessun cambiamento per il soggetto. Nessuna scoperta utile di se stesso tale che lo possa aiutare a trovare una posizione diversa e più piacevole per se stesso.
Avere poi la possibilità di mettere in mostra il proprio godimento di insultare l’altro, l’avversario, il diverso, in modo che tutti lo sappiano e che il pubblico dei media faccia addirittura da cassa di risonanza amplificando la percezione stessa del proprio godimento, probabilmente è un’esperienza così incredibilmente irresistibile che forse, questa guerra dei godimenti massacranti, acquisterà sempre più vigore, ahimè! Pensare che qualcuno arrivi a rendersi conto di star male e di chiedere un’analisi è certamente una sciocca utopia. I media contro la psicoanalisi? No certo. È che i veri malati di godimento narcisistico, perché poi è lì che si va a finire, a morire perché pieni di un sé per così dire, esplosivo. I malati di questo godimento, si diceva, cercano in tutti modi di illudersi che godere di sé è bello e quindi cercano ogni mezzo per dimostrare a se stessi che la loro non è un’illusione, che loro sono veramente nella verità e che la loro verità è così unica, unica come loro stessi, che vale la pena innescare una vera crociata contro chi non si allinea, contro chi non si inchina a questa divinità ritrovata. Forse le cose non stanno proprio così, forse il prezzo della civiltà è anche quello di tollerare il potere di nuove egemonie per un bene di cui ancora non sappiamo bene. Nel disagio della civiltà, del 1929, Freud aveva pur sostenuto che la questione è in mano al padre, tutto ruota attorno a lui, l’Edipo, la famiglia, le istituzioni sociali. Certo che se il padre impazzisce, non aiuta molto la sua famiglia sociale, anzi, tenderebbe a distruggerla, ad ucciderla, proprio come fa con se stesso.
Civiltà moderna o narcisismo esasperato e …malato?
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