Trasporto pubblico regionale, Cgil: «Discriminati gli stranieri»

Secondo il sindacato, dalle agevolazioni sarebbero esclusi anche i cittadini degli altri stati dell'Unione Europea

Tessere per il trasporto pubblico agevolate  esclusivamente ad uso dei cittadini residenti in Lombardia con la cittadinanza italiana. E’ questa l’accusa mossa dalla Cgil lombarda che in una nota manifesta il disappunto per i recenti provvedimenti che il Pirellone ha adottato in materia di trasporto pubblico locale. 

Ad essere contestata la delibera di Giunta del 26 marzo 2004 N°7/16950 avente ad oggetto “ Tessere regionali di trasporto pubblico…”. Secondo la Cgil le tessere per il trasporto pubblico agevolate o gratuite saranno solo ed esclusivamente per i cittadini residenti in Lombardia con la cittadinanza italiana.

 

Di conseguenza gli invalidi civili, inabili ed invalidi del lavoro immigrati a differenza dei cittadini italiani saranno esclusi dai benefici.

 

Ai lavoratori/lavoratrici immigrati/e nelle condizioni previste nel provevdimento sarà consentito l’acquisto della sola tessera a tariffa intera di 999 € all’anno.

«E’ evidente  – si legge nella nota – che oltre ai cittadini stranieri non appartenenti all’Unione Europea, sono esclusi dal beneficiare dell’agevolazione anche i cittadini dell’Ue residenti nel territorio lombardo. I Trattati dell’Unione Europea prevedono una sostanziale parificazione di trattamento – anche per queste situazioni – tra i cittadini italiani e quelli dell’Ue residenti in uno Stato membro diverso da quello di origine. A conforto di ciò, ci viene in soccorso il fatto che in ragione della libera circolazione garantita all’interno dell’Unione Europea, i cittadini di Stati membri possano partecipare al diritto di voto amministrativo e ai concorsi per svolgere attività di lavoro nella pubblica amministrazione». «La sorpresa  – concludono dal sindacato – di fronte a questa scelta è evidente se si considera che altre forme di sostegno all’affitto e all’acquisto della casa erogate dalla Regione Lombardia non abbiano previsto limiti come quelli inseriti nel bando in oggetto. Nel Testo Unico delle Leggi in materia di immigrazione – anche alla luce delle modifiche introdotte dalla c.d. Legge Bossi-Fini – non si trova traccia di passaggi che legittimano esclusioni di questo genere: la parità di trattamento in materia di diritti civili con i cittadini italiani è garantita. E poi, risalgono ad alcuni mesi fa i due decreti legislativi adottati dal Governo con i quali sono state recepite le due direttive della Commissione Europea tese a garantire la parità di trattamento tra le persone indipendentemente dalla propria origine. Il Testo Unico predetto – all’art. 44 – individua le strade giudiziarie da adire perché una discriminazione agita anche da una pubblica amministrazione possa essere rimossa».

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Pubblicato il 15 Aprile 2004
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