Al Del Ponte solo le “gravidanze a rischio”
L'attività dell'ambulatorio di ostetricia è ormai al collasso. «Stiamo pensando di chiedere all'Asl di seguire chi non presenta gravidanze problematiche»
L’ospedale Del Ponte non seguirà più le gravidanze fisiologiche. Per ora è solo un’ipotesi, ma non del tutto remota. L’attività degli ambulatori ostetrici è esplosa, il personale è al collasso e le liste d’attesa si stanno allungando. C’è persino il rischio prossimo di non riuscire a garantire la visita entro la dodicesima settimana, quella per intenderci in cui è prevista la prima ecografia ( chiamata della translucenza nucale).
«Siamo effettivamente al limite – spiega il professor Francesco Bolis, primario della clinica ostetrica e ginecologia del Del Ponte – L’ambulatorio, pensato per seguire 2500 parti all’anno, è ormai in affanno: quest’anno raggiungeremo i 3500 parti. Posti, personale, attrezzature lavorano a tempo pieno ma riescono con sempre maggior fatica a soddisfare la domanda. Stiamo pensando di rivolgeci all’Asl per chiedere di seguire nei loro consultori le gravidanze fisiologiche, quelle, cioè, che non presentano problemi. Potremmo pensare ad un collegamento informatico con tutti i consultori per costruire una rete di assistenza che ha nel Del Ponte il terminale per i casi problematici con percorsi privilegiati».
Per il momento, comunque, non è ancora stato fatto alcun passo, anche se appare improbabile un coinvolgimento dell’Asl, date le sue difficoltà a garantire le attuali prestazioni ginecologiche nei diversi consultori del territorio.
«Qualcosa deve cambiare. Siamo ancora nella fase delle ipotesi ma così non si può procedere – prosegue il professor Bolis – gli ambulatori erano stati pensati per effettuare 16.000 prestazioni all’anno, ma ormai abbiamo raggiunto quota 26.000. Il modello dei nostri ambulatori era ed è un nostro vanto: avevamo realizzato un servizio di assistenza qualitativamente uguale a quello dato dai professionisti in modo privato. Il consenso ottenuto, però, è andato ben oltre le più rosee aspettative».
E, in effetti, un’assistenza in regime di Servizio Sanitario nazionale di alta qualità è una sicurezza e un conforto enorme, soprattutto per il portafogli.
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