«Ragazzi, la vita non è un’autostrada ma un sentiero in salita»
Un lungo applauso ha salutato la salma di Mirko Porcu, uno dei tre giovani scomparsi nell'incidente di Gazzada. Toccante l'omelìa del parroco
Un lungo applauso, come quello di ieri per Agostino, ha dato l’utlimo saluto a Mirko Porcu, il ventiquattrenne deceduto nel gravissimo incidente di domenica 20 novembre. Al funerale, questa mattina nella chiesetta di San Vittore a Buguggiate, si sono trovati moltissimi amici e conoscenti per dare conforto alla sua famiglia. Tantissimi giovani, silenzio, lacrime ma anche molta rabbia. Cercano spiegazioni, hanno tanta tristezza, occhi gonfi e sguardi assenti. «Non si può morire così», «Erano solo dei ragazzi».
“Se la vita fosse giusta – si legge sulla corona di fiori firmata dai suoi amici di Buguggiate – sarebbe molto più facile capirne il senso; ma la vita non è giusta è per questo che tutti noi ci aggrappiamo alla speranza che ci sia per te un disegno ora incomprensibile ma che un giorno ci sarà svelato".
Nella sua omelia Don Giovanni, il parroco di Buguggiate, è incisivo, non usa mezzi termini, lancia un messaggio forte e importante: «Ragazzi non dovete fidarvi di chi vi riempie di belle parole e non vi mette davanti ai vostri errori. Non sbagliatevi, la vita non è un’autostrada ma piuttosto un sentiero in salita da percorrere con calma, passo dopo passo, per non perdere niente. Certo l’autostrada è più comoda, più veloce, ma brucia ogni bellezza. Fate che non sia la vostra vita a bruciare». Mentre parlava dei ragazzini distribuivano con timidezza dei volantini arancioni, il testo di Non c’è vita da buttare di Gigi D’Alessio, scelta proprio da Don Giovanni come ultimo canto della funzione.
Nonostante il freddo e qualche fiocco di neve il sagrato è affollatissimo ma a salutare il giovane Mirko sono le parole del suo più caro amico, lette tra le lacrime con un filo di voce: «Per me sei stato come un fratello ma avevi un gran difetto, non dicevi mai basta. Settimana scorsa mi hai detto che dovevamo andare a pescare, non ti preoccupare, ci andremo lo stesso e porterò una canna da pesca in più, sarà la tua».
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