Sul Tfr, una moratoria di tre anni per le piccole e medie imprese

Il ministro del Welfare Roberto Maroni ha incontrato la Giunta dell’Unione Industriali

Mercato del lavoro, costo del lavoro, legge Biagi, riforma previdenziale, ma anche Finanziaria, riforma del sistema elettorale e Devolution: incontrando la Giunta dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese, l’onorevole Roberto Maroni ha affrontato i tanti temi che lo impegnano più direttamente, in quanto ministro del Welfare, ma anche quelli che lo coinvolgono indirettamente, nella sua veste di parlamentare della coalizione di maggioranza. Un incontro a tutto campo, dunque, per ascoltare i punti di vista degli industriali varesini sugli argomenti di attualità nell’agenda parlamentare, per rispondere alle molte domande postegli, per spiegare le connessioni, a volte non sempre chiare, tra i diversi provvedimenti in corso di adozione.

Introducendo l’intervento del ministro Maroni, il presidente dell’Unione Industriali Alberto Ribolla ha dato atto al ministro di avere cercato di affrontare il tema delle riforme del mercato del lavoro in un’ottica di sistematicità, con un disegno complessivo scaturito dalla complessa analisi della situazione sfociata nell’ormai celebre “Libro Bianco”. Tuttavia – ha evidenziato Alberto Ribolla –  dopo l’abolizione dei contratti di formazione e lavoro, l’apprendistato e il contratto di inserimento, previsti dalla legge Biagi, sono rimasti lettera morta in quanto la stessa legge ne ha demandato l’attuazione rispettivamente alle Regioni e ai contratti collettivi di lavoro. Il rinvio che la legge ha fatto più volte a decisioni da prendersi in altre sedi ha finito per mortificarla in alcune parti: un’esperienza – ha commentato Ribolla – da cui occorre trarre insegnamento.

Altra riforma importante cui il ministro Maroni attende è quella del sistema previdenziale, in particolare il decollo della previdenza complementare. Le ricadute della riforma sulla liquidità delle piccole e medie imprese, che si troverebbe depauperate del Tfr, potrebbero essere pesanti e per tale ragione le associazioni degli imprenditori hanno insistito perché si trovassero forme di compensazione come quella, ipotizzata nella  prossima Finanziaria, di istituire un fondo di garanzia che consenta di ottenere mutui bancari a costi equivalenti a quelli della rivalutazione annuale dello stesso Tfr. L’istituzione del fondo di garanzia pone tuttavia, a sua volta, dei problemi. Il protocollo individuato dall’Associazione Bancaria Italiana (ABI) per la concedibilità dei mutui presenta vincoli che potrebbero rivelarsi troppo stretti per molte imprese di piccole dimensioni. A questo proposito, il ministro Maroni ha lanciato un messaggio rassicurante: si profila una moratoria di tre anni per le imprese che non soddisfano i parametri del protocollo ABI. Per queste imprese, in altri termini, verrebbe fatta slittare la data entro la quale i lavoratori dovranno scegliere la destinazione del Tfr, che rimarrebbe dunque ancora per un triennio nella disponibilità delle imprese.

Il presidente Ribolla ha poi toccato il tema della riduzione del cuneo fiscale e contributivo: un tema alquanto delicato – ha affermato – perché inevitabilmente connesso con quello del livello delle prestazioni e delle garanzie che il sistema di Welfare è in grado di assicurare. In proposito, il presidente dell’Unione Industriali ha chiesto che, nel caso si decida di spostare risorse dalle politiche passive (quelle cioè che consentono di tutelare la capacità di guadagno di chi lavora) alle politiche attive (quelle che promuovono forme efficaci di occupazione e ri-occupazione), si  proceda con la dovuta gradualità per evitare traumi sociali e senza aggiungere ulteriori costi alle imprese. 

E sulla Finanziaria? Il presidente Ribolla ha espresso apprezzamento per le misure a favore dei distretti produttivi (non senza evidenziare che molto dipenderà, perché possano essere realmente utili, da come verranno congegnate le norme attuative) e per il ritorno a misure più ragionevoli per i diritti di registrazione dei brevetti. Non altrettanto, invece, per l’aumento smisurato delle sanzioni amministrative dovute per le violazioni ambientali, che verrebbero elevate da dieci volte nel minimo a cinquanta volte nel massimo, colpendo in misura irragionevolmente grave anche le infrazioni di tipo formale. Preoccupazione, infine, per la mancata previsione di misure a sostegno dell’internazionalizzazione e delle infrastrutture. Ma, ha assicurato a quest’ultimo proposito il ministro Maroni, ci saranno le risorse per la tangenziale di Varese, soprattutto ora, dopo che il Cipe l’ha di fatto svincolata dalla realizzazione dell’autostrada Pedemontana, nonché per la vasca di laminazione delle piene del fiume Olona: opera, quest’ultima, da anni sollecitata dall’Unione Industriali.

Nel suo intervento e nelle risposte date alle domande degli imprenditori presenti, il ministro Maroni ha più volte evidenziato i vincoli che la politica italiana – e non solo italiana – si trova ad avere a causa della necessità di rispettare il patto di stabilità deciso dall’Unione Europea per ricondurre i disavanzi degli Stati membri entro soglie compatibili con un percorso di sviluppo economico.

Un esempio? I contributi dovuti dai datori di lavoro all’Inail per l’assicurazione contro gli infortuni. L’ente assicurativo – è stato osservato dagli imprenditori – ottiene degli avanzi di bilancio per effetto dell’andamento decrescente degli infortuni nell’industria. Perché allora non diminuire i premi assicurativi e contribuire anche per questa via a contenere il costo del lavoro, tanto più che in Finanziaria si è previsto un comunque apprezzabile alleggerimento degli oneri previdenziali, ancorché di un solo punto percentuale (una misura che va nella direzione giusta, ha osservato il presidente degli industriali Alberto Ribolla, ma solo un primo passo in attesa della prospettata riduzione dell’Irap)?

I premi assicurativi dell’Inail non si possono toccare – ha spiegato il ministro Maroni – perché le entrate dell’Istituto assicurativo sono considerate come una parte delle entrate dello Stato e una loro riduzione, come altre in teoria possibili, comprometterebbe l’obiettivo di rispettare il rapporto del tre per cento tra deficit e Pil. Non c’è dunque altra strada se non quella di utilizzare gli avanzi di gestione per opere sociali, secondo le finalità statutarie dell’Inail, ma non se ne parla di ridurre i premi.

L’incontro della Giunta dell’Unione Industriali con il ministro Maroni è stato anche l’occasione per affrontare un tema, quello della governabilità, che ha una stretta attinenza con quello delle riforme in materia di economia e lavoro. A questo riguardo, il ministro Maroni ha sottolineato il premio di maggioranza e la norma “anti-ribaltoni” contenuti nella riforma elettorale al vaglio del Parlamento e, inoltre, le novità contenute nella Devolution, ispirata dall’idea di superare il sistema di competenze concorrenti (che hanno dato luogo a ripetuti conflitti di attribuzione tra Stato e Regioni, portando alla paralisi decisionale) per giungere ad un sistema di competenze esclusive. Sul fronte europeo, il ministro ha evidenziato la necessità di passare da un’Europa dei divieti ad un’Europa più liberale, in grado di essere protagonista politico dello sviluppo. Attualmente – ha detto – L’Unione Europea non ha i necessari strumenti istituzionali e andrebbe quindi ripensata per farne una vera federazione di Stati, con poteri federali.

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Pubblicato il 05 Novembre 2005
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