Chiude la Mizar, a casa in 110
Giunta al termine la produzione di una delle aziende storiche del tessile. Giovedì un'assemblea dei lavoratori con la proprietà
Un’altra brutta notizia sul versante produttivo: la Mizar chiuderà. L’azienda, per quarant’anni fra le più significative del tessile bustocco, è giunta al termine di una difficile agonia che l’ha vista ridurre progressivamente il personale dai 350 dipendenti del 2001 ai 110 attuali. Martedì scorso la comunicazione da parte dell’azienda della chiusura definitiva a fine mese: gran parte dei macchinari erano già stati trasferiti in altri stabilimenti di proprietà del gruppo, nella Bergamasca.
"Ora cerchermo l’accordo con l’azienda per avere un anno di cassa integrazione e l’opzione della mobilità per chi troverà offerte di lavoro. Ma non è l’accordo con la proprietà che ci preoccupa" riferisce Antonio Forestieri, componente della Rsu aziendale. Giovedì 16 febbraio, dalle 13,30 alle 15, i lavoratori si riuniranno in assemblea in fabbrica per poi incontrarsi con i rappresentanti della proprietà, presumibilmente i dottori Pezzoli (proprietario) e Coffetti (responsabile finanziario del gruppo).
«Il morale fra i colleghi è chiaramente basso. Siamo rassegnati, da un lato, e delusi dall’altro: speravamo che la proprietà potesse rilanciare la Mizar, ma niente da fare» racconta Forestieri. Ora, per i 110 dipendenti lasciati a casa dall’azienda, il problema più urgente è la ricollocazione: «in molti casi si tratta di persone che costituscono l’unica fonte di reddito della famiglia, per questo chiediamo un intervento da parte delle istituzioni, dalla Regione alla Provincia ed al Comune, perchè ci aiutino a ricollocare tutte queste persone nel mondo del lavoro». Qualcosa, in tal senso, è già stato fatto l’altro ieri da Rifondazione Comunista, il cui capogruppo uscente in Comune Antonello Corrado, incontrandosi con il commissario prefettizio Paolo Guglielman, ha segnalato come prima emergenza nel campo del lavoro proprio quella della Mizar. Il commissario, dal canto suo, ha promesso al consigliere di contattare al più presto i rappresentanti dei lavoratori per vedere quanto sarà possibile fare in loro supporto, e si è anche detto disponibile ad intavolare trattative in tal senso con i livelli amministrativi superiori – provincia e Regione.
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