Cita, tarzan e l’evoluzione del tessile negli ultimi 50 anni

Storia dell'azienda di maglieria gallaratese nata nel 1948

E’ il più vecchio del gruppo, per anzianità di azienda «Ma guardi anche i capelli bianchi, anche la mia data di nascita conta…»

Alberto Crespi qua a Dusseldorf rappresenta la Cita, una casa di maglieria nata nel primo dopoguerra: «Siamo a Gallarate dal ’48: La ditta infatti è nata alla fine della guerra quando si sono messe insieme mia madre e una sua amica, Angela Turi, per realizzare maglieria intima. Il nome deriva dalle loro iniziali: Crispi Ifir (sì, mia madre si chiamava così, con un nome che era la sigla di Italia, Francia, Inghilterra e Russia) e Turi Angela. Il risultato è stato Cita, che andavano anche molto bene con la moda di Tarzan che all’epoca imperava. Tant’è vero che il nostro logo è una scimmia»

Alberto Crespi rappresenta la seconda generazione dell’azienda di maglieria. «Quando è nata facevano intimo per uomo, donna e bambino. Dopo gli anni sessanta abbiamo cominciato a realizzare anche polo, assecondando la moda di allora. Poi pian piano ci siamo evoluti con il cosiddetto “esterno”: principalmente capi in tessuto a maglia, tagliato e cucito come tessuto classico».

La svolta verso l’estero, per la Cita è arrivata intorno agli anni 90: «Abbiamo lavorato per l’Italia fino agli anni novanta – continua Crespi – poi abbiamo cominciato a lavorare con l’estero e ora l’estero è la maggior parte del nostro mercato,. Più precisamente l’85% della produzione. Ci rivolgiamo soprattutto a Stati Uniti, Giappone, Corea, Canada Inghilterra. Se vogliamo lasciare da parte la Svizzera, paese con cui lavoriamo da sempre». Per raggiungere l’estero, all’inizio non è stato necessario andarci fisicamente: «A Firenze ci sono i buying office, dove hanno chiesto dei nominativi di produttori di polo, tra cui c’eravamo anche noi. Il nostro lavoro all’estero è cominciato così»

Alberto Crespi è in azienda da quando ha preso il diploma: «Poi ho cominciato l’università ma non l’ho finita: si trattava di  economia e commercio, la mia intenzione era comunque di gestire l’azienda. Contrariamente ai miei due fratelli: il più piccolo è perito magliaio ed è rimasto in azienda fino a un po’ di tempo fa, ma come dipendente. Il fratello maggiore invece  ha voluto subito “farsi le ossa”  fuori dalla nostra azienda, ma poi non è più tornato indietro. Così, il ruolo che di solito è del maggiore ora è il mio, che sono il secondogenito».

Crespi si occupa della parte amministrativa e commerciale dell’azienda «E quest’ultima è quella che mi piace di più», ammette. E non è difficile pensarlo: è una persona solare a cui ben presto si finisce per fare riferimento. E’ impegnato in Cotone moda, è consigliere di Api e non disdegna nemmeno di dare consigli di cuore. Perfetto, per fare gruppo.Eppure non è da molto che viaggia in compagnia:  «Non è da molto che faccio fiere, ho cominciato con Mosca, tre anni fa. Prima gli svizzeri li incontravo direttamente,  e gli Statunitesi e i Giapponesi li incontravo a Firenze. Solo con la fiera in Russia ho cominciato a rendermi conto che si trattava di un sistema valido per incontrare possibili nuovi clienti e così ho cominciato a “farmi” anche le altre. A dusseldorf ci sono per la seconda volta: e la cosa più buffa è che il primo cliente che ho acquisito qui è stato un cliente giapponese. Qui ne circolano tanti…»

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Pubblicato il 08 Febbraio 2006
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