La “nonna” del cinema vive a Gavirate

Ha 91 anni e da sesanta gestisce cinema. Tranquilla Corti Lombardi si occupa dell'Eden: «La mia sala è a rischio, non ci sono più i numeri di una volta»

Una vita dedicata al cinema: novantun anni e ancora non rinuncia a gestire la sala cinematografica di famiglia: l’Eden di Gavirate. Da oltre sessant’anni la signora Tranquilla Corti Lombardi è nell’esercizio cinematografico in provincia di Varese. Dopo aver gestito entrambe le sale di Gavirate, il cinema Duse di Besozzo, quello di Luino e una sala a Rho, tuttora si occupa del proprio cinema. Ora i due figli l’aiutano nella programmazione e nell’amministrazione, ma sono loro stessi ad ammettere che è lei l’anima dell’Eden. Pur non entrando quasi mai al cinema, l’arzilla ed elegante novantunenne si interessa al numero di spettatori, si informa su ogni film in programma e si tiene aggiornata sulle nuove tecnologie di proiezione. Ancora si occupa del personale e dell’ordine di caramelle, bibite e popcorn.
«
Ho iniziato questo lavoro con il mio primo marito – racconta Tranquilla -, all’inizio degli anni quaranta. Lui era appassionato di cinema, radio e televisione. Ho anche un filmino del mio matrimonio nel ‘42. Prendemmo in gestione l’altro cinema di Gavirate, il Garden che allora si chiamava Impero, ma lo stabile era della società operaia. Venivamo in bicicletta da Travedona per proiettare i film e vendere i biglietti. Lui è morto pochi mesi dopo il nostro matrimonio e io ho continuato prima da sola e poi con il mio secondo marito, che però ha sempre avuto anche un altro lavoro».

Quando e perché è passata al cinema Eden?
«La società operaia ci aveva dato lo sfratto dall’edificio, allora per continuare abbiamo costruito il cinema Eden sempre a Gavirate, quello che tuttora gestisco con i miei figli. Lo abbiamo costruito più grande per poter ospitare tanta gente, ai tempi ci stavano anche 750 persone ed era uno dei più grandi della provincia. Lo inaugurammo nel 1952 con uno spettacolo di Luciano Taioli, perché allora la sala era anche teatro».

Come arrivò a gestire altre tre sale nella zona ?
«Prendemmo in gestione il cinema di Luino e quello di Rho quando mio marito andò in pensione e aveva più tempo da dedicare al cinema. Purtroppo rimasi subito vedova e con i bambini ancora piccoli non potevo occuparmi di tante sale, così tornai a dedicarmi solo all’Eden. Quando anche mio figlio minore è cresciuto, prendemmo il cinema Duse di Besozzo a metà degli anni settanta. Lo tenemmo solo cinque o sei anni, poi iniziò una profonda e inaspettata crisi del cinema. Non saprei dire quali fossero le cause, forse un calo della produzione cinematografica o un aumento dell’offerta di programmi in televisione. Molti cinema chiusero in provincia di Varese ed anche noi fummo costretti a vendere lo stabile di Besozzo da poco ristrutturato». 

Che differenza nota tra il cinema di sessant’anni fa quando ha iniziato il suo lavoro di esercente ed ora?
«Negli anni sessanta tutti andavano al cinema. Non c’erano molti divertimenti e nessuno aveva la televisione in casa. C’era un pubblico che andava sempre al cinema e la gente arrivava in treno da Laveno e da Varese. Ora tutto è molto diverso. C’è sempre meno gente e sono pochi i film che riempiono la sala. Le persone si muovono solamente per i titoli di grande richiamo. Anche i costi erano differenti: il noleggio della pellicola costava poco e il prezzo del biglietto era accessibile a tutti. Ora l’affitto del film è alto e i distributori vogliono quasi sempre una percentuale sull’incasso. Di conseguenza il biglietto è più caro, anche per compensare il calo di spettatori».

Cio racconta un aneddoto?
Ai tempi non c’erano molte copie di un film. E’ capitato che il viaggiatore della casa distributrice promettesse un titolo importante sia a noi che a Besozzo per accontentare entrambi i clienti, ma la copia era una sola. Allora dopo aver proiettato il primo tempo si smontava la pellicola e la si portava in bicicletta nell’altro cinema. Quando ho visto Nuovo cinema paradiso ho notato lo stesso dettaglio e mi sono ritrovata nel clima descritto». 

Cosa la motiva a continuare a gestire l’Eden nonostante l’età?
«E’ il mio lavoro da una vita e mi ha sempre appassionato, per questo il cinema resiste nonostante la crisi, anche se non so fino a quando. Ho superato diverse difficoltà. Quando iniziò Lascia o raddoppia la gente non veniva più al cinema il giovedì sera, quindi con mio marito mettemmo una televisione in sala. Gli spettatori prima vedevano il programma televisivo e poi iniziava la proiezione del film. Poi introducemmo il doppio spettacolo durante la settimana per diversificare la programmazione ed attirare il pubblico. Ci adattammo anche ai film al luci rosse negli anni settanta, ma ormai dalla nascita delle videocassette è storia anche quella. Ora ci sono nuove tecnologie che stanno cambiando le apparecchiature di proiezione. Non mi intendo molto, ma ho letto di sistemi digitali che elimineranno la pellicola. Cambiare l’apparecchiatura è costoso e bisognerà vedere se ne varrà la pena». 

Come vede il futuro del cinema ?
«Sono delusa, dopo anni di dedizione al lavoro. Ora nessuno va più a vedere i film. Non c’è più il cinema come l’ho conosciuto io, straripante di gente ogni fine settimana. Ora hanno tante sale ma più piccole, per ospitare molti spettacoli diversi e poca gente. C’è anche una ripresa dei cineforum e dei cinema dell’oratorio, ma sono sempre realtà molto piccole. L’Eden, che attualmente ha 380 posti a sedere, non è competitivo. Ha dei costi molto alti e non ci sono più i grandi numeri di pubblico per poterlo mantenere».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 01 Febbraio 2006
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