«Non strumentalizziamo la sanità»
L’assessore Vito Pipolo risponde alle critiche sollevate dai Democratici di Sinistra nell’ultimo consiglio comunale
riceviamo e pubblichiamo
Leggo sul quotidiano Varese News il comunicato dei DS tradatesi. Ancora una volta si è voluto strumentalizzare una questione delicata come la salute dei nostri concittadini speculando su quanto è stato ragionato nella seduta del Consiglio comunale del 30 gennaio scorso a seguito di una interpellanza del dott. Crespi, presidente della commissione sanità ospedaliera, sulla situazione del nosocomio cittadino.
Ritengo che la commissione sanità ospedaliera sia strumento di grande valore politico istituzionale e per quanto concerne il Consiglio Comunale ultimo scorso anche di denuncia.
Tutto quanto detto sull’ospedale deve rientrare in una discussione propositiva sapendo che gli attori di questa vicenda sono a diverso titolo impegnati per tenere alta la funzionalità della struttura sanitaria, ma che né lo scrivente, né altri possono dettare soluzioni diverse da quelle che assume il direttore generale dr. Zoia.
Pertanto ritengo che, come già detto durante il Consiglio Comunale, la commissione sanità ospedaliera ponga il problema denunciato nell’assise comunale alla Conferenza dei Sindaci in modo che gli stessi si facciano promotori presso chi istituzionalmente può e deve dare delle risposte chiare e definitive sulla questione Galmarini
Continuando a parlare di sanità ancora una volta si è voluto strumentalizzare la questione locale proiettandola a livello regionale.
Vorrei ricordare agli ex comunisti che la sanità lombarda è posta a livelli d’eccellenza non solo nei confronti della sanità italiana ma anche di quella europea e che pur rispondendo a tali livelli europei il rendiconto economico del 2005 è in pareggio.
Per quanto riguarda la “ventilata” svendita della sanità pubblica a favore di quella privata mai affermazione fu più falsa in quanto vorrei sottolineare che le strutture sanitarie in Lombardia sono per il 52% di proprietà pubblica ed il 48% di proprietà privata.
Nelle regioni cosiddette “rosse” (Emilia Romagna e Toscana) la percentuale si inverte: per il 52% di proprietà privata ed il 48% di proprietà pubblica; in merito poi al rendiconto finanziario 2005 di queste regioni, ad oggi, l’unica curiosità è sapere di quanto è il buco.
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