Tangentopoli varesina, stop in attesa della legge Pecorella
Il sostituto procuratore ha chiesto ai giudici di poter valutare i riflessi che la legge sull'inappellabilità avrà sul processo
La legge sulla inappellabilità delle assoluzioni, approvata ieri, martedì 14 febbraio, conosciuta come legge Pecorella" (dal nome del presidente della commissione Giustizia della Camera Gaetano Pecorella che l’ha presentata) provoca il rinvio del processo di secondo grado sulla "tangentopoli varesina", in cui sono imputate 56 persone, tra cui molti politici, accusate di corruzione e concussione in relazione a episodi avvenuto a cavallo tra gli anni ottanta e novanta.
Il sostituto procuratore generale Ugo Dello Russo ha chiesto ai giudici della terza corte d’appello che l’udienza di oggi, mercoledì 15 febbraio, venisse aggiornata a lunedì prossimo per "valutare i riflessi che la legge può avere sul processo". In particolare, il procuratore generale vuole verificare le conseguenze della legge sulla posizione di una quindicina di imputati, assolti in primo grado, per i quali la procura aveva presentato appello.
Dopo la bocciatura del Quirinale, la legge sull’inappellabilità è stata emendata dalla maggioranza e a tempo di record è stata licenziata ieri. Il primo febbraio la Camera aveva apportato alcune modifiche e dato il via libero al testo.
In estrema sintesi la legge prevede che se il Tribunale assolve l’imputato, il pubblico ministero non potrà più presentare ricorso in appello, a meno che non emerga una prova che dovrà essere considerata "decisiva". Altrimenti l’unica cosa che potrà fare la pubblica accusa sarà quella di rivolgersi alla Corte di Cassazione.
Se il giudice non dispone l’istruttoria dibattimentale, l’appello comunque sarà inammissibile. E il pubblico ministero avrà 45 giorni di tempo per poter ricorrere in Cassazione.
Tra le modifiche introdotte al provvedimento, c’è la norma che riguarda la possibilità per la parte civile di ricorrere in appello per chiedere il risarcimento danni.
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