Acqua “salata” per le piscine di Orino
Nel piccolo borgo della Valcuvia una delibera di giunta introduce un canone fisso anche per le strutture mobili e raddoppia il costo dell’acqua
Quando, l’estate scorsa, il paese di Orino, in Valcuvia, rimase senz’acqua, alcuni cittadini protestarono in comune. Ma non perché privati di una doccia al giorno, nella mezzo della canicola estiva: piuttosto perché impossibilitati dal riempire la piscina (nella foto, la celebre "Fonte Gesiola, a Orino). «Sindaco, io ho la piscina: l’acqua sono disposto a pagarla anche di più, anche il doppio», disse allora qualcuno a Dario Clivio, primo cittadino. Presto fatto: non solo gli orinesi con la piscina pagheranno da quest’anno un canone annuo, ma grazie ad una delibera di giunta dello scorso 22 aprile si stabilisce che l’acqua per riempire il piccolo laghetto artificiale nel giardino di casa costerà quasi il doppio rispetto a quanto normalmente si paga per gli usi domestici.
Alle pendici del Campo dei Fiori, montagna ricca d’acqua, Orino non ha mai avuto problemi idrici, almeno fino a qualche anno fa. Poi, all’improvviso, la falda si è abbassata e la penuria d’acqua si è fatta sentire. Da qui l’esigenza di mettere un freno agli sprechi.
«Abbiamo deciso di dotarci di norme per regolamentare i consumi, ma soprattutto gli sprechi d’acqua – spiega il sindaco Clivio – dal momento che sempre più persone sono in grado di acquistare piscine mobili, che con qualche centinaio di euro è possibile posizionare in giardino per poi smontare d’inverno. E’ bene ricordare che l’acqua non è un bene illimitato, ma anzi va preservato. Per farsi un’idea della situazione basta un esempio pratico: il bacino di Orino ha una capienza di 240 metri cubi. Sono molti e bastano per le esigenze del paese anche quando d’estate arrivano i villeggianti. Ma se a questo consumo aggiungiamo solo 10 piscine da 40 metri cubi, senza contare quelle più piccole, oltre agli orti e agli sprechi fisiologici degli impianti, l’acquedotto va in crisi».
Ed è per questo che è stato pensato il contenuto della delibera, che prevede un canone annuo per i possessori di piscine, anche mobili, cui applicare il rincaro per l’uso dell’acqua, pari al doppio della tariffa che oggi un comune cittadino paga per il consumo.
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