“Busto città d’Italia, te ne devi andare”. Speroni contestato in consiglio comunale

L’assemblea, ritardata dalle contestazioni, sospesa per una riunione dei capigruppo. Il centrosinistra chiede le dimissioni dell’europarlamentare

Consiglio comunale con Aventino a Busto Arsizio. L’opposizione abbandona baracca e burattini a metà seduta, fra contestazioni feroci verso il presidente del consiglio Speroni, reo di aver commentato a caldo l’esito del referendum di domenica scorsa in modo non proprio elegante.

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Sì, perchè in principio fu il referendum. O meglio, l’esito infausto (a livello nazionale, non certo locale) della consultazione referendaria per i partiti del “si”, Lega in testa, che strappò all’europarlamentare Speroni commenti del tipo “Gli Italiani fanno schifo” o “Lombardi cagasotto”. E proprio in consiglio comunale questa sera la contestazione verso il politico della Lega ha raggiunto i toni del calor bianco: a seduta non ancora aperta ecco fare capolino in aula i cartelli dei contestatori. “Busto Arsizio città d’Italia non ti merita. Vattene” si leggeva sui cartelli esposti dai banchi del centrosinistra, mentre un più teatrale “sono un terrone e sono italiano, ma non faccio schifo e non sono un cagasotto” era invece lo slogan scelto dal consigliere de “La voce della Città”, Audio Porfidio, e dai suoi sostenitori. Questo, insieme alle parole del momento "Vergogna, buffoni!", "Chiama le guardie svizzere!", "Fuori, fuori!", "Dimissioni", ha provocato un ritardo nell’inizio della seduta. Uno Speroni visibilmente nervoso ha chiesto a quel punto l’intervento della forza pubblica. In aula consiliare si sono recati anche alcuni carabinieri, oltre agli agenti della polizia locale in servizio. Il consiglio comunale, ripreso attorno alle 21.20, è però stato interrotto dalla richiesta, da parte della minoranza, di apprestare una riunione dei capigruppo con la richiesta ultimativa di far dimettere Speroni. Secondo Mariella Pecchini (Ulivo), "Speroni ha gettato discredito sulla città con le sue dichiarazioni, mettendo in ridicolo Busto Arsizio"; "condanna netta, precisa e irrevocabile" quella dell’Ulivo, che in altro modo non poteva tradursi se non nella richiesta di dimissioni.

Il diretto interessato, dal canto suo ha affermato che "bisogna lasciar lavorare gli eletti dai cittadini. Ho il diritto di esprimere liberamente le mie opinioni". Lo stesso sindaco Farioli ha commentato l’accaduto classificando le contestazioni come "metodi cari più ai soviet che alla libera espressione democratica"; la carta anticomunista, frusta ma sempre efficace alle nostre latitudini, Farioli l’ha sfoderata anche in seguito, quando ha ricordato di aver sempre militato in partiti (il partito liberale e Forza Italia) che esibivano orgogliosamente il tricolore, a differenza di taluni altri che mostravano "bandiere di potenze straniere" (leggi. falce e martello, ndr). Anche per il primo cittadino la serata non è stata allegra, come già non lo era stata quella di giovedì scorso: "Viva Busto, viva la Lombardia, viva l’Italia" ha declamato, sentendosi dare in tutta risposta del Ponzio Pilato da un ignoto Pasquino fra il pubblico. Al caos della serata si è aggiunta l’ira di Porfidio e dei suoi nei confronti del "figliol prodigo" Diego Cornacchia, tornato inaspettatamente all’ovile forzista: "vergognatevi, anche tu Farioli, ti ho visto abbracciarlo dopo tutto quello che ti ha detto la volta scorsa".


Anche dopo la riunione-lampo dei capigruppo richiesta dall’opposizione che, esclusi i "rosiani", minacciava di abbandonare l’aula se Speroni non si fosse dimesso, la situazione è rimasta immutata. Palpabili rabbia ed imbarazzo nelle file della maggioranza. Luciana Ruffinelli si è prodotta in una accorata difesa delle ragioni della Lega e del sì al referendum, sovrastata e talora interrotta dai clamori del pubblico, rivendicando come la parte più produttiva (e tartassata) del paese abbia appoggiato la riforma. Checco Lattuada, per An, ha invece criticato Speroni, sia pure in modo sobrio, definendo "colleriche e infantili dichiarazioni dettate dalla rabbia" le parole del preisdente del consiglio. Carlo Fontana (Busto dei Quartieri) ha posto la questione (inevasa): come si pone l’europarlamentare Speroni, "un ‘presidente’ tra virgolette", di fronte agli italiani che lo hanno eletto? "E quanto alla manfrina della Ruffinelli: non serve attaccare gli altri per quello che in cinque anni non si è stati capaci di fare a Roma, quando il governo e le istituzioni erano zeppi di lombardi" ha aggiunto. Luigi Rosa, ex sindaco, era invece scandalizzato da un altro, serio problema:"Qui per la prima volta dal 1993 il bilancio non viene votato entro il 30 giugno, per tacere delle tante altre questioni che si dovrebbero affrontare". Attaccando Speroni, Rosa ha ricordato quando il preidente lo criticò per aver indossato la fascia tricolore al rientro in patria della salma del soldato Ferrario, borsanese, caduto in Germania durante la seconda guerra mondiale.


Farioli si è limitato ad osservare che rispetta l’opinione di tutti, anche quando va contro gli interessi generali: "non così è accaduto a Busto, che ha votato per avere finalmente una Costituzione moderna e adeguata ai tempi". Speroni intato rispondeva ai contestatori additandoli come i trombati delle elezioni, e ricordando che in aula ha diritto di parlare solo chi è stato eletto: "Possono aver sbagliato a votarmi" ha ammesso, "ma mi hanno eletto consigliere". Infine è intervenuto Alberto Grandi per l’Ulivo: "Colgo l’imbarazzo di un centrodestra che non può neppure cambiare un presidente che va in tv a dire le cazzate che dice (sic) ". A questo punto l’intero Ulivo si è alzato e se ne è andato, seguito poi dal consigliere di Rifondazione Corrado e da Porfidio.
La seduta è proseguita con il rinvio della questione asili, poi anche Busto Civitas e Busto dei Quartieri hanno abbandonato l’aula per non legittimare le nomine negli enti pubblici, che sono state lasciate ad un’aula ormai popolata di soli consiglieri di maggioranza. La seduta si è chiusa prima delle 23, dopo l’approvazione dei criteri per le nomine suddette.

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Pubblicato il 29 Giugno 2006
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