Crisi idrica, Legambiente: colpa del prelievo agricolo e industriale
Secondo i dati dell'associazione ambientalista, Ticino e Adda non rispettato il livello minino di rilascio dell'acqua
Eccessivo prelievo a scopi agricoli ed industriali. E’ questa la causa principale della crisi idrica che attanaglia i maggiori fiumi lombardi. E Legambiente prende posizione segnalando al presidente della Regione Lombardia e all’autorità di bacino del Po che l’acqua non serve solo ad irrigare i campi, a raffreddare le centrali termoelettriche e a produrre energia idroelettrica: la principale vittima dell’attuale crisi idrica sono i nostri grandi fiumi che, soprattutto nella parte occidentale della Regione, sono ridotti a secco dall’eccessivo prelievo. Legambiente denuncia le situazioni più gravi lungo i fiumi Ticino e Adda dove in alcuni casi non vengono rispettate gli obblighi relativi al cosiddetto "deflusso minimo vitale", ovvero la quantità di acqua che deve essere rilasciata da parte dei concessionari idrici per impedire che i fiumi rimangano a secco.
Tutto ciò comporta una situazione di pesante stress ecologico, che va ben oltre gli effetti di una annata particolarmente critica sotto il profilo climatico. Dai dati dei consorzi regolatori dei laghi si riscontra che, nonostante la scarsità d’acqua, dai laghi lombardi escono quantità d’acqua paragonabili alla media annuale. L’assenza d’acqua nei fiumi è quindi imputabile all’eccesso di derivazioni idriche in pianura, provocando un grave danno ambientale per l’ecosistema fluviale.
«Laddove non vengano rispettati i rilasci obbligatori, il danno è sanzionabile secondo le norme del diritto nazionale – dicono i vertici di Legambiente -, ma anche in sede di Commissione Europea, dato che le grandi aste fluviali lombarde, tutelate dai Parchi regionali, ospitano anche un numero rilevante di Siti di Importanza Comunitaria protetti dalla direttiva habitat (92/43/CE)». Legambiente chiede precise garanzie a tutela della funzionalità ecologica dei corsi d’acqua lombardi, come spiega Damiano Di Simine, responsabile parchi dell’associazione ambientalista: «Abbiamo attivato un osservatorio per verificare il rispetto delle norme sul deflusso minimo vitale, segnalando alle sedi competenti i comportamenti omissivi o colposi da parte di privati e istituzioni che possano pregiudicare la conservazione dei siti comunitari». Secondo Andrea Poggio, presidente regionale di Legambiente «la grave crisi idrica che stiamo attraversando impone un intervento di governo straordinario, sia nell’immediato che di medio e lungo periodo, è indispensabile non solo armonizzare i differenti interessi economici in gioco (agricoltura, produzione elettrica, attività sportive) ma anche e soprattutto la salute ecologica dei fiumi, risorsa fondamentale per la Lombardia, l’acqua è un valore per tutti che rischia di venire depauperato dai diversi interessi, per quanto legittimi. Ci rendiamo per questo disponibili alla partecipazione a tavoli di confronto e di gestione dell’emergenza con le parti istituzionali e i portatori di interessi».
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