I lavoratori dicono “sì” all’accordo tra Sea e sindacati

Al referendum promosso da Cgil, Cisl, Uil e Ugl hanno votato il 51 per cento degli aventi diritto: tema del testo la clausola sociale e il precariato

La maggioranza dei lavoratori di Sea Handling ha detto sì. 772 dipendenti su 1258 hanno infatti aderito alla bozza di accordo siglato tra Filt Cgil, Fit Cils, Uilt e Ugl e Sea: «Un risultato senza dubbio soddisfacente – commenta Ezio Colombo, segretario provinciale della Filt -, portare alle urne il 51 per cento degli aventi diritto (1258 su 2456) è stato un ottimo successo. L’accordo verrà ratificato domani: non è risolutivo, ma è senz’altro un passo importante, soprattutto perché siamo riusciti a riaprire il tavolo delle trattative con Sea, che su certi temi non aveva mai voluto confrontarsi con le sigle sindacali. Per questo non capisco le critiche di chi ci accusa di scarsa democrazia e di aver dimenticato altri temi: non è finita qui e abbiamo lasciato a tutti i lavoratori la possibilità di esprimersi. Queste polemiche non servono ad altro se non a fare demagogia».

L’accordo è nato in seguito alle proteste dello scorso marzo, quando i sindacati sono arrivati a bloccare Malpensa prima e Linate poi per impedire il passaggio senza regole di 50 dipendenti Sea all’altro handling Ata: la cosiddetta clausola sociale, inserita nel contratto nazionale, quella cioè che permette ad un lavoratore di seguire il lavoro, come nel caso Sea-Ata: «Noi non contestavamo tanto bontà della clausola sociale – spiega Colombo -, quanto la mancanza di regole assoluta a Malpensa. I trasferimenti verranno regolati da norme che prendono in considerazione esuberi ed eventuali perdite di attività: a marzo e settembre si traccia un bilancio e si agisce di conseguenza, se le perdite di lavoratori superano gli 8 dipendenti si apre la pratica di trasferimento, altrimenti è valido il contratto nazionale. Inoltre abbiamo fissato i criteri base per chi viene trasferito, partendo dalla volontarietà per arrivare alla durata della permanenza in azienda: i più “giovani” saranno trasferiti più facilmente. È un grande passo avanti».

L’accordo con Sea non si limita alla clausola sociale. È infatti composto di tre parti: tocca anche precariato e fondo speciale per le aperture delle procedure di mobilità: «Particolarmente importante è l’aspetto del precariato – continua Colombo -. Per 5 anni Sea non ha voluto il confronto, ora abbiamo stabilito la differenziazione tra stagionali e interinali. In sostanza Sea firmerà un centinaio di contratti a tempo determinato della durata di due anni e farà poi due verifiche in tempi diversi a ottobre 2006 e ottobre 2007, trasformando quei contratti in tempi indeterminati se kl’azienda ne avrà bisogno. Questo sarà un principio guida per gli anni a venire: la verifica degli organici e le esigenze dell’azienda e dei lavoratori saranno così complementari. Non ci illudiamo di aver eliminato il precariato da Malpensa, ma almeno abbiamo invertito una tendenza. Le battaglie non sono finite, le preoccupazioni per il piano aziendale di Sea restano, come anche per la liberalizzazione degli handler che inevitabilmente creerà qualche problema in futuro. Con Enac abbiamo cominciato un confronto: entro fine estate verrà infatti diffusa una sorta di legge aeroportuale, che vorremo sia la più chiara e soddisfacente possibile, con paletti precisi per impedire che Malpensa diventi un luogo selvaggio e senza regole».

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Pubblicato il 12 Giugno 2006
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