Il cinema che c’era

Varese, Busto e Gallarate. Breve storia delle sale cinematografiche varesine, dal boom degli anni cinquante fino alle crisi dovute al televisore, ai videoregistratori e a Internet

Cinquant’anni di sale cinematografiche che hanno chiuso. Una realtà che dal boom economico ha colpito tutta la nazione. La prima crisi con l’avvento delle televisione, la seconda con i videoregistratori e i primi videonoleggi (anni ’80), oggi Internet e le Multisale. Ma il cinema dove sta andando? Per capirlo guardiamo cosa è successo negli ultimi decenni nei tre centri maggiori della provincia.


Varese

La prima sala cinematografica a Varese nasce nel 1907, quando ancora la maggior parte degli spettacoli erano itineranti e spesso associati ad altre forme di intrattenimento: si chiamava Excelsiored era stato ricavato all’interno di un ex albergo situato in corso Roma. Gli altri cinema, alcuni dei quali ancora esistenti o chiusi di recente, nascono dopo il 1911 anni dell’inizio della diffusione della proiezione in sala.
Nel 1922 viene inaugurato il Liceum, racconta Antonia Serra, autrice del libro Il cinema della memoria – Sale, pubblico, film in cento anni di storia varesina:una lussuosa struttura polivalente su due piani, decorata con marmi e stucchi.Una sala cinematografica che voleva ospitare una programmazione nobilitante di pellicole scelte.
Il maggior numero di salea Varese è attorno al 1950, in totale sono otto: il cinema Veratti che resterà aperto solo due anni, ilCentrale, il Politeama, il Vittoria, il Liceum eil Teatro Impero. Sono attivi anche il cinema Del fiore che diventerà poi Nuovo e il Gloria chiamato poi Rivoli. Nel 1966 si aggiunge il cinema Vela e nel 1979 viene costruito ex novo l’Arca che risponde ad un preciso orientamento di portare gli spettacoli anche in periferia.
Negli anni Ottanta le televisioni private riducono progressivamente il pubblico cinematografico e molti esercentiorientano la programmazione verso film a luci rosse per poter sopravvivere. Cinema sortici come il Centrale e il Rivoli o il lussuoso Liceum non sono da meno, ma, nonostante gli sforzi, le sale sono costrette a chiudere nel giro do poco tempo tra la fine degli anni ottanta e gli anni novanta. La dottoressa Atonia Serra, che ha intervistato i protagonisti di quegli anni e documentato un secolodi cinema varesino, è nostalgica nel ricordare quelle sale cinematografiche così ricche di storia. Lamenta la mancanza di iniziativa e di investimenti strutturali da partedi molti proprietari che si rassegnano alla crisi delle sale cinematografiche, senza cercare di fidelizzare un pubblico diverso, ma sicuramente ancora interessato al cinema.

“Certo gli attuali gestori non hanno più la grinta della signora Peluso, storica proprietaria del cinema Vittoria e zia dell’attuale padrone. Nel periodo dell’avvento del sonoro, quando le sale cinematografiche soffrivano per i progressi tecnologici che producevano un effetto di rimbombo nelle sale, la signora lavorava all’uncinetto mentre stava alla cassa. Seguendo i consigli di un amico ingegnere, la proprietaria tesseva una rete con garze e altro materiale isolante all’interno, per coprire le pareti della sala, assorbire il suono e ridurre l’eco in sala”.


Busto Arsizio

Anche a Busto Arsizio il cinema cambia pelle inesorabilmente, e il vecchio modello di fruizione dei film da parte degli spettatori va in soffitta, schiacciato fra l’inesorabile avanzata dei multisala e la crescita, silenziosa e salda come quella di una foresta, delle piccole sale locali d’essai, ormai riunite in un coordinamento che attrae ogni settimana un pubblico più che discreto. Ad aiutarci nel ripercorrere le tappe di questa evoluzione sono Franco Martignoni e Paolo Castelli, attivi proprio nell’organizzazione dei cineforum che animano la città. Passati gli anni del secondo dopoguerra, a Busto si era creata una situazione in cui i maggiori incassi erano divisi fra il cinema Pozzi di via Dante e l’Oscar di corso Europa, con un ruolo via via crescente ritagliato nel tempo dal cinema-teatro Sociale di piazza Plebiscito. Nessuno di questi cinema poteva permettersi prime visioni, ma la programmazione era sempre di buon livello, e gli incassi, ancora negli anni Cinquanta-Sessanta, erano considerevoli, nonostante la crescente concorrenza della tv. Vi era anche il cinema Nuovo, poi ribattezzato Mignon, ma anche il cinema Italia di via Ugo Foscolo, e una saletta minore con una programmazione di qualità, il cinema Castelli, sito in un cortiletto interno di via Milano, dove oggi si trova la Galleria Boragno.

La vera grande crisi arrivò con i primi anni Ottanta e l’esplosione delle televisioni private. Chiusero in sequenza il cinema Italia, che cambiò nome in Rivoli e divenne sala a luci rosse per poi chiudere una decina d’anni or sono, vinto dal videoregistratore prima ancora che arrivasse Internet a dare la mazzata finale. Nello stesso periodo chiusero il Pozzi e il Castelli. Con la recentissima chiusura del cinema Oscar e del Nuovo Mignon il panorama delle sale bustesi si è ulteriormente impoverito: l’unico cinema "vecchio stile" rimasto è il Sociale, che integra peraltro con le sue funzioni di teatro, così come il Manzoni. Intorno restano o emergono le sale, per lo più di derivazione oratoriana o parrocchiale: il Lux di Sacconago, San Giovanni Bosco, il cinema teatro Fratello Sole, lo stesso Manzoni; a parte l’Aurora di Borsano, che non partecipa al circuito dei cinema d’essai.

Gallarate

 A Gallarate i cinema “storici” erano cinque. Il più grande era l’Impero, sala da 1300 posti, che a inizio Anni ’80 ha chiuso i battenti: la concorrenza della grande distribuzione e il calo di presenze nel settore ne hanno provocato l’inevitabile fine. Poco dopo fu il Lux, poi Cosmo 2001, a dover chiudere: questa era una sala particolare, l’unica a luci rosse in città, una vera e propria istituzione per generazioni di giovani e meno giovani. Verso gli Anni ’90 i gallaratesi dovettero dire addio anche al Giardino, il cinema di viale Milano da 600 posti. L’ultimo a chiudere è stato il Cinema Condominio, a fine Anni ’90, per inagibilità: ora è uno dei 4 teatri cittadini, il più grande e lussuoso. Tutti proiettavano film in prima visione, facendosi concorrenza nella programmazione e tutti, fatta eccezione per il Condominio, dovettero arrendersi alle difficoltà di gestione. L’unico che sopravvive ancora di quella gloriosa epoca è il Cinema delle Arti: nato con una vocazione diversa dagli altri, lanciò a livello nazionale il cinema d’essai e nel ’70 fu riconosciuto dal Ministero come uno dei 31 cinema culturali d’Italia. 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 28 Giugno 2006
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