La commozione di Gian Pietro Rossi, sindaco emerito

"Dodici anni di indifferenza riscattati da questo premio" per l'ex sindaco, travolto dal ciclone Tangentopoli e assolto l'anno scorso

La cerimonia civile del Giorno del Rignraziamento, tenutasi in mattinata sotto un tendone montato nel cortile del Muncipio, con un’afa spaventosa, ha avuto forse il suo momento più alto nel commosso discorso del sindaco emerito Gian Pietro Rossi, premiato per i suoi sedici anni passati (in più riprese) alla guida della città dagli anni Settanta ai primi anni Novanta. Fra tanti riconoscimenti, in una parata di autorità civili, militari e religiose, la premiazione di Rossi (e, alla memoria, di Giovanni Rossini, altro sindaco "di lungo corso") ha costituito un momento particolare, in cui la città si riappriopriava di un passato troppo sbrigativamente messo da parte nell’epoca del "nuovismo" rampante.

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La Giornata del Ringraziamento – premiazione in Municipio 4 di 12

"Questo riconoscimento mi commuove, perchè ho passato dodici anni nel limbo dell’indifferenza e della dimenticanza, sostenuto solo da pochi veri amici" ha dichiarato Gian Pietro Rossi, lottando per ricacciare le lacrime. "Dodici anni mitigati alla fine da una sentenza di assoluzione piena, per non aver commesso il fatto, pronunciata in nome del popolo italiano". Per Rossi il riconoscimento tributatogli dall’amministrazione comunale sana una ferita nella storia di Busto e ne dimostra la continuità. Infatti l’ex sindaco, ora sindaco emerito, era stato arrestato con gravi accuse durante Tangentopoli (primavera 1993) insieme a buona parte della sua giunta: sia lui, sia il suo vice Ferré furono successivamente scagionati in modo completo, a molti anni di distanza, da ogni accusa. Da quello shock il panorma politico cittadino uscì sconvolto, con la decisiva ascesa della Lega Nord, allora forza di rottura con il sistema, solo in anni recenti ridimensionata dall’irrestitibile galoppata di un’altro movimento che sulle ceneri di Tangentopoli ha costruito le sue fortune: Forza Italia.

Rossi ha messo in guardia il neo-sindaco Farioli "dall’ingratitudine, dalle calunnie e dall’ostilità che si riservano alle figure pubbliche: come mi ricordava quarant’anni fa l’amico Rodolfo Rogora, ripercorrendo la galleria degli amministratori della Busto che fu, le persone che si sono impegnati, con alterni risultati, per il bene della città, troppo spesso lo hanno fatto di fronte a persone ostili o indifferenti". Quanto è difficile trovare un amico che ti tenda una mano, lamenta Rossi dall’alto di una amara esperienza, augurando tuttavia a Farioli di riuscire ad abbattere i muri fra le parti e tornare agli anni Cinquanta e Sessanta, quando, pur in presenza di profonde divisioni ideologiche, ci si confrontava senza insulti nè acredine, con rispetto ed umiltà". Per il sindaco emerito, "essere divisi in due schieramenti non vuol dire doversi odiare a vita".

Fra i riconoscimenti tributati oggi, meritano una segnalazione anche quelli a frate Battista Apollinare, ex missionario e cappellano militare (fu compagno di prigionia in Inghilterra del papà dell’attuale sindaco), scomparso pochi giorni fa a più di novant’anni: "la sua era la Messa più seguita di tutta la città" ha ricordato il pur laico Farioli. Edificante poi l’episodio per il quale è stato tributato un premio al giovanissmo Riccardo De Giacomo, che si è fatto in quattro per restituire una notevola somma di denaro trovata per strada al legittimo proprietario. Fra gli altri premiati anche l’ex commissario prefettizio Paolo Guglielman – "ha ribaltato lo stereotipo del burocrate" ha detto Farioli, "capendo di Busto più lui in tre mesi che qualcun altro in quattro anni" – e la sua vice Lucrezia Loizzo. Infine, prima del saluto conclusivo del Prefetto Aragno, si è avuto anche un breve intervento del Presidente della Provincia Marco Reguzzoni, che da buon bustocco non poteva mancare. È stato recentemente rilanciato l’iter per la creazione di una provincia di Busto (o dell’Alto Milanese,se si preferisce), e qualcuno ha commentato che senza Busto e Gallarate Varese si ridurrebbe a una comunità montana: Reguzzoni, ovviamente, ha negato validità alla battuta. Anzi, a dare valore alla riconosciuta multipolarità della provincia, il presidente ha annunciato che presto nello stemma provinciale compariranno, accanto ai due galli di Gallarate e al San Vittore varesino, la doppia B di Busto e il castello di Saronno.

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Pubblicato il 24 Giugno 2006
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