Due tesi del Politecnico per recuperare la Cascina Burattana

Salvaguardare la cascina e riadattarla tramite bioarchitettura e impiego di fonti energetiche rinnovabili: questo l'obiettivo di un accordo fra Comune di Busto Arsizio e Politecnico di Milano

Comune e Politecnico di Milano a braccetto per il recupero della Cascina Burattana. Lo storico complesso, esistente almeno dal tardo Seicento, attualmente abitato da sette persone ma in stato di progressivo degrado, sarà oggetto di un accurato studio nell’ambito di due tesi di laurea specialistiche coordinate dal professor Paolo Gasparoli, che insegna.fra l’altro tecnologie del recupero edilizio. I due laureandi procederanno a rilevare attentamente planimetria, stato di conservazione, materiali impiegati nella costruzione; la seconda tesi in particolare sarà dedicata ad approfondire un progetto di recupero "dolce" (rispettoso dell’esistente) sulla base di quanto appurato e a studiare la migliore metodologia per integrarvi le più moderne tecniche per il risparmio energetico e l’impiego di fonti energetiche rinnovabili.

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Questo bucolico angolo di campagna miracolosamente sopravvissuto al cemento tra Borsano e Brughetto era già divenuto la base operativa dell’associazione Amici della Burattana, che per prima aveva preso contatti con il Politecnico. Il Comune, nella persona dell’assessore al patrimonio e affari legali Mario Crespi, è poi intervenuto cogliendo l’opportunità di creare un legame stabile con l’università: «Vi sono infatti vari altri stabili di interesse storico che meriterebbero interventi preceduti da opportuni studi di fattibilità» spiega l’assessore. La cosa non è stata presa benissimo dagli Amici della Burattana, non invitati questa mattina alla visita della struttura per la stampa, ma Crespi mette le mani avanti: «In questa prima fase di studi non saranno coinvolti, ma non appena ci arriveranno delle proposte concrete sul da farsi le metteremo a disposizione di tutte le parti interessate, fra cui credo proprio ci saranno anche loro». «Salvaguardare la cascina nel suo aspetto strutturale a corte chiusa, adattarla all’impiego di fonti rinnovabili: questo lo scopo dell’iniziativa. Ho contattato anche un paio di colleghi specializzati in bioarchitettura perchè collaborino a questo lavoro» spiega invece il professor Gasparoli.

Costi? «Per il Comune, zero» dichiara Crespi; almeno fino a quando si interverrà materialmente. Entro un anno o poco più le tesi dovrebbero essere pronte; per i lavori, successivamente, l’assessore conta di poter usufruire di appositi fondi regionali per le ristrutturazioni mirate alla bioarchitettura e all’uso di fonti rinnovabili, oltre a stabilire un precedente utile per salvaguardare altre superstiti cascine del tempo che fu. Vi sarebbe poi la possibilità, in futuro, di estendere l’area del Parco Alto Milanese oltre il viale Boccaccio a coprire l’area circostante la Burattana, rimasta non edificabile: se ne parla da tempo a mezza voce, e, per quanto serva un accordo con Legnano e Castellanza, la cosa non appare impossibile.

 

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Pubblicato il 31 Maggio 2007
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