“Elisir. Gocce d’arte in Italia”: la cultura viaggia da Torino a Varese

Grazie alla collaborazione tra il Museo Accorsi e il Fai, a giugno dal capoluogo piemontese partiranno due visite a Villa Panza e Villa Bozzolo

Dopo tre anni di successo con "Elisir. Gocce d’Arte in Piemonte", itinerari culturali volti alla riscoperta delle arti e delle tecniche dal XVII al XVIII secolo in territorio subalpino, il Museo Accorsi, superando i confini regionali, stipula per il 2007 una collaborazione storico-artistica con il Fondo Ambientale Italiano, alla scoperta delle collezioni, le bellezze naturali e architettoniche di Villa Della Porta Bozzolo e Villa e Collezione Panza a Varese. Questi luoghi di riposo e villeggiatura della nobiltà lombarda saranno l’oggetto delle visite di giugno, mercoledì 6 e sabato 16 con partenza alle ore 9.00 dal Museo Accorsi di Torino.

Villa e Collezione Panza è celebre nel mondo per la collezione d’arte contemporanea che l’ultimo suo proprietario, Giuseppe Panza di Biumo, vi ha raccolto a partire dagli anni ’50, con una predilezione per la produzione americana “dall’espressionismo astratto” e la “pop art” fino alle opere “concettuali”, “minimaliste” e “ambientali”, ma in cui si trovano anche ricchi arredi databili tra il Seicento e l’Ottocento e un’importante raccolta di arte africana e precolombiana. La villa di Biumo viene visitata da studiosi e conoscitori d’arte che riconoscono a Giuseppe Panza un intuito da vero e proprio talent scout, capace di scoprire gli artisti nel breve lasso di tempo che intercorre tra l’inizio della loro fama e il raggiungimento della piena maturità creativa.

In quanto alla villa, essa è stata costruita nella metà del XVIII secolo per volontà del marchese Paolo Antonio Menafoglio e ampliata nel 1830 dall’architetto Luigi Canonica (Roveredo Capriasca 1764 – Milano 1844). È circondata da un magnifico giardino storico con una posizione panoramica sulle alpi. Nel 1996 Giuseppe e Giovanna Panza di Biumo decidono di donare al FAI 133 opere della collezione dagli anni ’60 agli anni ’90, insieme alla villa di Biumo, al giardino e ai rustici, tutti gli arredi dal XVI al XIX secolo, 21 pezzi della sua collezione di arte primitiva africana e precolombiana. La sua collezione complessiva è di circa 2.500 opere.

Villa Della Porta Bozzolo, sorta nel Cinquecento come residenza di campagna, divenne nel XVIII secolo una nobile dimora di rappresentanza e fu arricchita da un scenografico giardino “all’italiana” di impianto barocco, considerato oggi tra le più maestose e armoniche creazioni di architettura verde superstiti in Italia, omaggio di Gian Angelo III Della Porta alla moglie Isabella Giulini. Esso è insolitamente impostato su di un’asse principale parallelo alla facciata della villa e collega in sorprendente successione, dal basso in alto, il lungo viale di accesso, il parterre principale sistemato ad aiuole, quattro terrazze congiunte da una grandiosa scalinata, un vasto declivio verde denominato “il teatro”, chiuso dalla grande fontana terminale, e il ripido viale di cipressi che si inerpica nel bosco fino al culmine del colle che domina la vallata e la proprietà.

 

Un elegante cancello, sormontato da quattro statue raffiguranti le stagioni, separa il parterre principale dal giardino segreto, dove un ombroso viale di querce si conclude in un’importante edicola con pronao, decorata da un affresco raffigurante Apollo e le Muse. È dunque questo un luogo appartato e privato, dove ritirarsi in solitari pensieri in compagnia del dio della poesia e della musica, lontano dallo sfarzo del giardino principale.

Donata al FAI nel 1989 dagli eredi del suo ultimo proprietario, il senatore Camillo Bozzolo, la villa presenta anche una serie di ambienti con importanti arredi, ceramiche, orologi e tappeti d’epoca, un’importante biblioteca e uno dei cicli decorativi più sofisticati e unitari del Settecento lombardo, attribuibile prevalentemente alla bottega del varesino Pietro Antonio Magatti (1691 – 1767), di cui il Salone centrale e la lunga Galleria al piano nobile sono un esempio.  

 

Il Museo Accorsi presenta invece una collezione di oggetti prevalentemente del Settecento tra cui si segnalano il doppio corpo lastronato in legni rari con avorio e tartaruga e firmato nel 1738 da Pietro Piffetti (1701-1777); una camera da letto veneziana di rara ed elegantissima fattura, e lo spettacolare servizio in porcellana di Frankenthal di circa 150 pezzi, donato nel 1772 dal Principe Carlo Teodoro di Sassonia al cardinale Antici Mattei. Il museo che porta il nome dell’antiquario Pietro Accorsi (Torino, 1891-1982), può definirsi come una casa-museo arredata dal Presidente dell’istituzione, il Cavalier Giulio Ometto, suo collaboratore per molti anni, secondo il gusto del Fondatore, «una dimora nobiliare, un susseguirsi di ambienti di straordinaria ricchezza, da cui il proprietario sembra appena uscito e dove mobili, tappeti, arazzi, oggetti e quadri sono messi in relazione tra loro per ricreare le atmosfere del Settecento». Entro la fine dell’anno l’Istituzione si proporrà non solo come casa-museo delle arti decorative del Sei e Settecento, ma anche come Centro Studi. Un Centro in cui il personale interno sarà invitato a prendere in esame a uno a uno gli oggetti della collezione Accorsi, per realizzare il catalogo aggiornato e completo della stessa, e creare prodotti editoriali specialistici, proprio come avrebbe voluto Pietro Accorsi (Ometto). 

“Elisir. Gocce d’Arte in Italia” hanno il patrocinio di Regione Piemonte, Provincia di Torino, Città di Torino, Città di Vercelli, Città di Savigliano, Regione Liguria, Città di Genova.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 30 Maggio 2007
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