Fioroni: «Per i mali della scuola impariamo da Don Milani»

Il ministro della Pubblica istruzione, invitato a parlare di formazione tecnica e professionale, propone un riordino del settore, corsi specialistici post-diploma e rigore contro il bullismo

Ad un ministro dell’Istruzione Pubblica è invevitabile che la stampa finisca per fare domande sul bullismo, anche quando si parla di formazione professionale e istituti tecnici. Il fenomeno, "improvvisamente scoperto" da media e autorità fa notizia più della scuola che funziona. Ma Giuseppe Fioroni (foto), dall’istituto Dell’Acqua di Legnano, lancia la sua ricetta, a base di rigore: «Chi fa il bene deve essere premiato, chi fa il male deve essere punito: la scuola deve avevere la capacità di marginalizzare le mele marce e liberarsene». Niente buonismi, niente perdonismi di sorta. «Il rispetto delle regole è fondamentale per una scuola che si deve basare sull’ I care di don Milani, e non sul me ne frego. A violazione deve corrispondere sanzione».

Al Dell’Acqua, con il preside Salvatore Forte, la dirigente scolastica regionale Anna Maria Dominici, l’assessore provinciale alla formazione Ezio Casati e il suo immediato predecessore Rosaria Rotondi (candidata sindaco ulivista alle prossime elezioni comunali), si discuteva delle problematiche dell’istruzione tecnica e professionale, presentando due progetti distinti per fasi cruciali nello sviluppo delle competenze cognitive e lavorative: il progetto Spin-off che riguarda i ragazzi del biennio (obbligo scolastico) e il Polo Formativo della Moda dell’Italian Style, rete di partner – istituti Dell’Acqua e Bernocchi, Liuc, Acof-Olga Fiorini, Eidos Milano, le province di Milano e Varese, Eurolavoro, Euroimpresa, centroservizi Villa Corvini – che collaborano in un vasta gamma di servizi formativi. Al Dell’Acqua nell’ambito del polo formativo si terranno nel 2007/2008 corsi specifici della durata di un anno su marketing e design di moda.

Fioroni ha ricordato l’impegno del governo («140.000 miliardi di vecchie lire stanziati per l’istruzione, riduzione degli sprechi, massimo favore per l’autonomia scolastica e impegno concreto con inveestimenti per i laboratori nelle scuole») e le difficoltà ereditate. «Quattro anni fa gli istituti tecnici e professionali erano stati abrogati dal precedente governo, senza nemmeno disporre le norme transitorie er il passaggio al nuovo sistema. Io mi sono trovato a dover emanare un decreto d’urgenza per "risuscitarli"». Miracoli della politica. «Questi istituti devono tornare a fare quello che hanno sempre fatto: fornire la spina dorsale tecnica della piccola e media impresa italiana. Abbiamo un ritardo da recuperare nel rapporto fra istruzione tecnica e mondo del lavoro. Istituti tecnici e profesisonali sono e restano ambiti distinti (Fioroni "affida" i primi all’ambito statale, i secondi a quello regionale, salva restando l’iniziativa privata, ndr), ma entro un anno bisognerà aver portato a termine un profondo lavoro di riordino del settore. La formazione dei giovani deve dare loro non la competenza dell’"attimo fuggente", del qui ed ora, che creerebbe solo dei disadattati, ma la flessibilità, la capacità, lo stile cognitivo per adattarsi a un mondo in rapida evoluzione».

Parole forti Fioroni le ha avute contro la frammentazione anarchica dell’offerta universitaria e formativa: «Non è possibile che una stessa qualifica, con le medesime parole, si possa avere con sei mesi, o tre o cinque anni di studi…» Innestare la marcia indietro sarebbe salutare di fronte al caos, ma per ora non se ne parla a voce alta. Quanto poi all’allungamento dell’obbligo scolastico a 16 anni «è stato deciso per dare un’opportunità in più ai ragazzi», e così sarà per i Poli Tecnologici e l’FTS (formazione tecnica superiore) post-diploma, sottolinea Fioroni. Da qui il passo è creare Istituti tecnici superiori territoriali (ITS) che completino la formazione tenica e professionale della scula superiore sulla base delle esigenze locali («servirebbero 80.000 diplomati con queste caratteristiche l’anno, ne abbbiamo sfornati 75.000 negli ultimi otto anni»), senza escludere collaborazioni con soggetti privati attraverso lo strumento delle Fondazioni. A chi contesta queste come l’anticamera della privatizzazione, Fioroni ribatte che «autonomia è il contrario di arroccamento, si vedono cose assurde, c’è chi vorrebbe rifiutare delle donazioni…»

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Pubblicato il 21 Maggio 2007
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