Gli adolescenti: è ora di interrogarci?

Riceviamo e pubblichiamo una nota di Paolo Caccia, candidato per il Polo Civico di Centro alla presidenza della Provincia

Riceviamo e pubblichiamo 

Nelle nostre comunità ci sono due classi d’età che corrono molti rischi, la prima, ne abbiamo già parlato mesi or sono: la terza età o adultità;  la seconda è l’adolescente.

Nella società moderna c’è un adolescente virtuale che è quello che vogliono i genitori ed un’adolescente reale che vive la sua vita e compie i suoi gesti .

Tra i due modelli c’è un vuoto ed un modo di pensare che non riesce più a riempirsi.

I genitori coinvolti nella frenesia della quotidianità, hanno pochissimi spazi da vivere e muoversi con gli adolescenti, non hanno tempo per entrare in sintonia e quindi in colloquio con i ragazzi. Questa assenza di dialogo, molte volte, viene sostituita con una serie di concessioni,  (vestire alla moda, telefonino, motorino, pc, pod, ecc) ritenute sufficienti a coprire questa incomunicabilità. Nell’assenza di tempo si confonde l’autoritarismo con l’autorità, per cui non si parla non si fanno osservazione, non si dice mai di no, si pensa crescerà e capirà. Ciò poteva essere vero quando i genitori erano ragazzi cioè quando la scuola, la famiglia, gli esempi, i gruppi, avevano assieme e per la parte che gli spettava un ruolo educativo comportamentale. Oggi tutto questo non esiste più, oggi, nell’era del globale e della tv siamo delle isole lontano mille miglia l’una dall’altra. Siamo tutti soli, i genitori e gli adolescenti. Due mondi paralleli che non riescono più a congiungersi, si vedono ma non si toccano, camminano appaiati senza mai congiungersi, non si sentono, non coniugano la loro vita. Ci meravigliamo quando vediamo e leggiamo che gruppi di ragazzi sfottono ed aggrediscono altri ragazzi in modi che ora chiamiamo bullismo. L’effetto mediatico li rendi possibili per ogni cosa od inimmaginabile azione. Ragazzi e ragazze che pur di emergere o gratificare la loro personalità fragile, impreparata, compiono gesti inconsulti che dimostrino a loro stessi che sono forti, dominanti, che sono padroni del mondo che gli sta attorno e che quindi per loro tutto è possibile. Gli adolescenti visti da un osservatore esterno sì mostrano, in modo completo, nella loro debolezza, insicurezza, e molte volte, anche,con  il poco che hanno dentro. Tutto attorno li fa pensare onnipotenti, verso i genitori, le istituzioni, in una parola verso tutto il mondo che li circonda ed ora con internet ed i telefonini u-tube si sentono dei supersayan. Sono insofferenti ad ogni tipo di dialogo ed ascolto, ad eccezione del gruppo dei coetanei, che ora chiamano branco. Proprio nel significato di  questa parola trovi  l’irrazionalità e dipendenza verso qualcuno o per l’illusoria forza che il gruppo, in se stesso, emana. Rispondono solo al loro falso senso di potere, al rifiuto di ritenere che la società (famiglia, scuola, luoghi di educazione, di incontro su temi sociali e politici), che non riesce più a educarli, possa essere un aiuto alla crescita. L’unica prova che qualche volta sentono è quando un dolore od una difficoltà improvvisa li tocca, in quel momento si accorgono di quanto costi la solitudine psicologica ed il deserto dei senza affetti. 

 Non credono all’arricchimento della loro personalità, da parte di persone che non sono della loro stessa età. Non pensano al passaggio di una fase di crescita ad una fase in cui, adulti si dovranno assumere responsabilità, che verranno giudicati ed avallati da una società che non mostrerà più la faccia della tolleranza ma il viso della competizione estrema, del confronto crudo e spietato di altri pari. Gli altri non saranno amici, ma soggetti furbi o spietati, che con qualsiasi mezzo vorranno prevalere nella società. Ex amici o pseudo-amici che  per affrontare il reale non riconosceranno più l’amico del branco ma solo l’avversario da battere. Lo sconosciuto da non far passare davanti. 

Ma come si è arrivato a questo?

Molti i fattori:

la famiglia che per affrontare i suoi bisogni materiali non ha più tempo per dialogare, amare e far crescere l’amore tra i suoi membri, nel saper ascoltare e farsi ascoltare, non ha tempo per il dialogo, cioè per riflettere; ove la casa non è luogo di incontro, ma albergo ove si è serviti.

la società esterna che ha introdotto dei pseudo-valori ai vecchi senza dare contenuto durevole e sostanza educativa alla vita ed al messaggio formativo, rendendo tutto relativo e tutto sostituibile dà qualsivoglia oggetto o soggetto;

l’assenza di una scuola che per motivi endogeni e di rispetto da parte dei genitori, non è più luogo di formazione non solo alla cultura ma alla vita;

i giochi, che non sono più di gruppo ma individuali, creando paradisi ove la grande  energia dell’adolescente da loro onnipotenza,  ponendoli  in un mondo virtuale dove il ragazzo o la ragazza non riesce più a distinguere il reale dal fantastico;

la televisione, che dà immagini gratuitamente affascinanti, gratificanti, ma senza farti pensare che è una finzione della realtà, che è una vita da fumetti, dove la fatica per raggiungere gli obiettivi non si vede, dove tutto è facile perché scorre veloce senza ragionamento e quindi ti coinvolge per dominanza e non per partecipazione attiva;

il divinizzare la femmina od il maschio della tv, quale modello da raggiungere o se non è possibile solo da copiare;

non ultimo il successo con il denaro, quale mezzo per raggiungere ogni meta sia essa lecita o illecita. 

Paolo  Caccia

psicosociologo

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Pubblicato il 10 Maggio 2007
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