Super stipendi a Palazzo Gilardoni, tutti assolti: «Il fatto non sussiste»
Così ha stabilito il gup Banci mandando assolti l'ex sindaco Gianfranco Tosi e altri otto fra ex assessori della sua Giunta e dirigenti del Comune
Tutti assolti, con formula piena, perchè «il fatto non sussiste». Così ha deciso il gup Donatella Banci del Tribunale di Busto Arsizio in merito al caso giudiziario che vedeva sul banco degli accusati l’ex sindaco Gianfranco Tosi (foto), a capo di Palazzo Gilardoni dal 1993 al 2002, e altri otto fra suoi ex assessori e dirigenti comunali. Alla base del tutto una storia di ricchi stipendi-premio concessi proprio ai dirigenti coinvolti nella vicenda per retribuire il loro particolare impegno per la riorganizzazione della macchina comunale. Nell’estate del 2005 si era mossa la Corte dei Conti, contestando la regolarità dell’attribuzione di questi emolumenti. L’accusa era di abuso d’ufficio: il pm Giovanni Polizzi aveva chiesto otto mesi per Tosi e sei mesi per gli altri imputati; la parte civile (il Comune era rappresentato da un proprio legale) aveva addirittura condizionato la concessione della condizionale al pagamento di cifre di 50 o 100mila euro, ma il gup ha tagliato corto e assolto tutti.
Tutto in fumo, dunque: l’intera questione è stata giudicata nulla dal punto di vista della rilevanza penale. La sentenza odierna, giunta in sede di rito abbreviato dopo vari rinvii, e forse opportunamente dopo il voto provinciale, potrebbe (il condizionale è d’obbligo) avere delle conseguenze anche sui paralleli procedimenti civili che hanno già visto alcuni dei funzionari coinvolti restituire notevoli somme all’erario.
Soddisfatti gli avvocati difensori, che hanno visto premiata la loro linea. Ironico l’avvocato Vittorio Celiento: «Ho l’impressione che anche a Busto si sia ammalati di "panpenalismo", la tendenza cioè a rilevare aspetti penali anche in vicende che non ne hanno. Ormai, se non saluti qualcuno per strada, è reato…» Il suo collega Cesare Cicorella osserva che il gup ha inteso andare alla sostanza del problema, invece di fermarsi ad un mero giudizio di legittimità, quale quello espresso dagli ispettori della Corte dei Conti. «La soluzione scelta è corretta a mio avviso, un conto è l’aspetto amministrativo da valutare in sede civile, un conto è il rilievo penale. Per dimostrare quest’ultimo occorre un dolo preciso, la violazione di norme, non riscontrata anche per la mancanza di chiarezza in questo campo, e l’arrecamento di ingiusto danno al Comune e ingiusto vantaggio ad alcuni. Ma dov’è l’ingiustizia nel premiare chi ha lavorato bene?»
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