Tregua in piazza Risorgimento, i platani non si tagliano
Un'intera giornata di protesta e un'estenuante trattativa hanno portato a una stop temporaneo. Ma il comitato contro l'abbattimento delle piante presidierà anche a Ferragosto
È come una partita a scacchi quella che si gioca in piazza Risorgimento a Gallarate. Dentro e fuori il perimetro transennato del cantiere si muovono le pedine di questa calda sfida d’agosto: da una parte i lavoratori dell’impresa, incaricata dell’abbattimento di 49 alberi presenti nella piazza, che cercano di portare a termine il loro compito; dall’altra i dimostranti che fanno le contromosse per evitare il taglio delle piante. A vegliare sulla situazione polizia e vigili urbani, attenti che il presidio non degeneri in scontro aperto.
Il progetto varato dalla giunta di Nicola Mucci prevede una rotonda al posto dell’attuale piazza che, oltre a ospitare 58 piante, perlopiù platani che hanno superato il mezzo secolo di età, vanta anche due monumenti: uno dedicato al Risorgimento e l’altro al poeta Carducci. Secondo l’assessore ai lavori pubblici Aldo Simeoni la rotonda serve a rendere più fluido il traffico; secondo i manifestanti serve ai nuovi centri commerciali che sorgeranno lì vicino.
Gli operai, addetti alla “potatura definitiva”, vengono quasi tutti dalla provincia di Bergamo, qualcuno dalla Turchia e dalla Romania. Guardano con curiosità i manifestanti. Non si arrabbiano nemmeno quando spariscono le chiavi di alcuni mezzi e le ruote anteriori di due camion si afflosciano dopo essere state colpite da un punteruolo. «Non abbiamo mai visto nulla di simile» esclama sottovoce il loro capo.
«Aiuto, Mucci e Simeoni mi vogliono abbattere» recita un cartello appeso al tronco di un albero. Ma quando l’assessore ai lavori pubblici a bordo della sua Range Rover nera sfiora la piazza, nonostante lo attendessero tutti, non si sogna nemmeno di avvicinarsi al cantiere. Un coro di protesta si abbatte sulla strada, diretto a quell’ombra nera e l’assessore svanisce in un battibaleno nel traffico cittadino.
La tensione aumenta nel pomeriggio, nonostante i manifestanti abbiano ottenuto dal commissariato una proroga di due giorni per il presidio. In piazza arrivano il vicequestore Giovanni Broggini, il questore vicario Giovanni Scifo insieme ad alcuni uomini e dirigenti della Digos di Varese. L’area viene chiusa, chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori. Alcuni gallaratesi si affacciano sulla piazza e come se fossero allo zoo iniziano a seguire quanto accade dentro il recinto. Battibecchi con chi è a favore del progetto del comune e solidarietà con i manifestanti si alternano su quel confine provvisorio.
Più volte gli operai si apprestano a iniziare i lavori e altrettante volte desistono. I manifestanti dentro e fuori il cantiere non perdono mai d’occhio quanto accade e si posizionano in maniera strategica per evitare l’abbattimento delle piante. Un ragazzo paraplegico (nella foto) abbraccia una pianta con le sue stampelle e un gruppo di dimostranti, capeggiato dal consigliere comunale Cinzia Colombo, si siede davanti ai camion per non farli muovere.
Alle 18 e 30 , dopo un’estenuante trattativa con le forze dell’ordine, i manifestanti accettano di uscire dal cantiere, seguiti dai mezzi dell’impresa. Un coro esultante si leva al cielo all’uscita dell’ultimo camion. E il comitato contro l’abbattimento degli alberi di piazza Risorgimento dà appuntamento per un Ferragosto all’ombra dei platani.
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