Business Park, le opposizioni contrarie in commissione
Tutela del verde e niente centri commerciali i punti cari alla giunta; possibilità di trasferimenti della grande distribuzione e volumetrie eccessive gli aspetti criticati dall’opposizione
Il Business Park in commissione territorio: maggioranza e opposizione si sono espressi sul progetto presentato a metà ottobre dalla giunta Mucci. Per l’assessore Massimo Bossi la tutela del verde e l’opzione zero per la medio-grande distribuzione sono gli elementi qualificanti del progetto rivisto, mentre la sinistra e la Lega criticano la possibilità di trasferimenti di strutture commerciali di medio-grandi dimensioni e i volumi residenziali previsti.
«E’ una variante di carattere pubblico: creiamo un polo scolastico, operiamo una riforestazione, sistemiamo e completiamo la viabilità. Sono tutti interventi resi possibili dagli oneri di urbanizzazione previsti dalla variante», spiega donato Donato Lozito (Dc – Nuovo Psi). Gli investimenti complessivi ammontano in totale a 17 milioni di euro: 8 per il nuovo plesso scolastico, 5 per la viabilità, 1 per i parchi urbani a nord, 3 per la riforestazione. L’assessore all’urbanistica Massimo Bossi (Fi) completa il quadro sottolineando l’assenza di centri commerciali e la equilibrata polifunzionalità dell’area, grazie all’inserimento di attività logistiche, commerciali, produttive ma anche abitative: «Il Business Park non sarà una zona solamente produttiva, una Rogoredo che muore dopo le otto di sera». Da ultimo, l’applicazione del principio della perequazione, che tutela i proprietari dei terreni indipendentemente dall’uso (edificazione o verde) che dei terreni si farà.
Contraria l’opposizione, che ha criticato le scelte della giunta bocciando il piano, puntando soprattutto su tre elementi: il rapporto tra metri cubi edificati e introiti da oneri di urbanizzazione, la possibilità di trasferimento per le strutture della grande distribuzione e la presenza di nuove aree abitative. «840.000 metri cubi di edificato, equivalenti a 100 palazzi di 8 piani – sostiene Pierluigi Galli (Ds)-, un impatto ambientale davvero eccessivo. Ma soprattutto, cinque anni fa si parlava di 26 milioni di Euro di costi, oggi sono scesi a 17, a parità di metri cubi edificati». Giudizio negativo, dunque, anche se con il riconoscimento della tutela della zona oltre la superstrada, che evita il crearsi di una conurbazione con Busto e Samarate. Raffaele Apicella (Margherita) osserva che a rigor di logica «alle riduzioni di costi dovrebbe corrispondere una riduzione della volumetria», ma nel complesso dà del progetto una «valutazione abbastanza positiva». «Non è possibile una comparazione con la vecchia variante – risponde subito Bossi-, che prevedeva maggiori oneri a carico della medio-grande distribuzione».
Ancora sospeso il giudizio della Lega, che vorrebbe chiarire alcuni aspetti, a partire dalla possibilità di trasferimenti della media-grande distribuzione: «Prima gli annunci solenni: nessun outlet o centro commerciale. Poi si reintroduce la possibilità di trasferimento di aree commerciali con superficie fino a 2500 metri quadri. Contro ipotesi del genere, siamo pronti a muovere mari e monti», attacca Antonio Trecate. Il timore della Lega e del centrosinistra è che – con il trasferimento di supermercati e centri commerciali nel business park – gli spazi lasciati liberi altrove in città siano occupati da nuove strutture di grande distribuzione. Cinzia Colombo (Prc) chiede che l’opera sia preceduta da una Valutazione Ambientale Strategica e si chiede quale utilità hanno le nuove abitazioni previste (60.000 metri quadri), quando a Gallarate «le nuove case sono in grado di accogliere diecimila nuovi abitanti». E chiede anche di sapere qualcosa in più sulla centrale di cogenerazione prevista e si interroga sull’impatto ambientale: «Quale potenza avrà? Brucerà gas o biomasse?». Se sarà a gas, sarà necessario un nuovo gasdotto, ma se sarà a biomasse servirà legname. Che, forse, verrà al Business Park da fuori, visto che a Gallarate di boschi ne sono rimasti pochi.
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