Clemente Rebora: convegno e mostra a Novara

Importante iniziativa a 50 anni dalla morte del poeta rosminiano

Il 1° novembre 2007 cadeva il cinquantesimo della morte
avvenuta a Stresa di Clemente Rebora, il celebre poeta fattosi rosminiano. Dopo
le manifestazioni in Università Cattolica che hanno avuto grande risonanza
nazionale, anche a Novara il personaggio sarà ricordato, proprio alla vigilia
della beatificazione di Antonio Rosmini.

A promuovere le iniziative è Centro Novarese di Studi
Letterari con la Biblioteca Civica Negroni e il patrocinio della Regione
Piemonte all’interno della “Settimana Novarese della Lettura.

Il programma della giornata, promossa
con la collaborazione della
rivista “Atelier”,
prevede alle ore 10, al Liceo scientifico Antonelli di Novara il convegno
“Un poeta, una città e un lago. Omaggio a Clemente Rebora 50 anni
dopo”
con interventi di Giuliano Ladolfi (Clemente Rebora alle origini della poesia del Novecento), Giovanni Tesio
dell’Università del Piemonte Orientale (Rebora e
la Grande guerra
) e Roberto Cicala dell’Università Cattolica
di Milano (Un poeta, una città e un lago).
Seguirà, alle
ore 17, alla Biblioteca Civica Negroni in corso
Cavallotti 6, un reading di letture dei poeti Franco Loi, Aldo Ferraris,
Giuliano Ladolfi, Andrea Temporelli. Quindi, alle 18, nella sala del
Poggiolone, avverrà l’inaugurazione della mostra Le carte di Rebora. Libri, autografi e immagini
con una grande mostra a cura di Roberto
Cicala e Valerio Rossi (allestita in collaborazione con il
Laboratorio di editoria dell’Università Cattolica, a cura di Lege,
con catalogo ISU) con intervento di Franco Esposito, direttore di
“Microprovincia”. La mostra resterà aperta fino a giovedì 22
novembre negli orari della Biblioteca.

Clemente Rebora

Clemente Rebora nacque a Milano nel 1885. Educato
laicamente secondo i principi mazziniani, visse una giovinezza inquieta
laureandosi in Lettere e frequentando amici come Michele Cascella, Antonio
Banfi, Daria Malaguzzi e Sibilla Aleramo (legandosi affettivamente alla
pianista russa Lydia Natus, con la quale poté tradurre opere di Andreev,
Tolstoj oltre a Gogol’). Fu sempre alla ricerca di una dimensione
trascendente, raggiunta infine nell’ordine rosminiano. Insegnò in scuole
pubbliche e private (tra Novara e Milano), fu rivelato dalla prima opera, del
1913,
Frammenti lirici, pubblicata da Giuseppe Prezzolini nelle sue edizioni
fiorentine della rivista “La Voce” e fu amico di artisti e intellettuali.
Nel 1922 uscirono i
Canti anonimi,
successivi a un grave trauma nervoso provocato da un’esplosione durante
la prima guerra mondiale da cui uscì con l’emblematica diagnosi di «mania
dell’eterno». Dopo un itinerario di conversione matura, prese i voti
religiosi nel 1936 e si isolò completamente tornando alla poesia negli ultimi
anni. Le sue ultime opere (tra cui i
Canti dell’infermità) furono pubblicate da Scheiwiller. Dopo una passio fisica e spirituale durata venticinque mesi, morì a Stresa
nel 1957. Scrisse lo stesso giorno Eugenio Montale per il “Corriere della
Sera”: «È un conforto pensare che il calvario dei suoi ultimi anni –
la sua distruzione fisica – sia stato per lui, probabilmente, la parte
più inebriante del suo
curriculum vitae». Nel 1947 il fratello Piero ha curato un’edizione
delle
Poesie per
Vallecchi, mentre la più recente edizione di tutte
Le poesie, negli “Elefanti” Garzanti”, è del 1994 –
poi ristampata – a cura di Gianni Mussini e di Vanni Scheiwiller. È in
corso lo studio degli inediti unito all’annotazione delle maggiori opere,
i cui primi frutti sono l’edizione commentata del
Curriculum
vitae
e, a breve, dei Frammenti
lirici
, oltre al Diario intimo, tutte presso Interlinea.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 09 Novembre 2007
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