Cobas: “Riesce lo sciopero generale del 9 novembre”

Secondo i sindacati di base buon successo per l'astensione dal lavoro e manifestazioni a Roma e Milano

Riceviamo e pubblichiamo 

Riesce in tutta Italia lo sciopero generale e generalizzato indetto dai sindacati di base con copromotori e partecipi centri sociali, realtà di lotta territoriali, comitati di lavoratori, reti di precari, associazioni di immigrati, ecc.  

In centinaia di migliaia hanno manifestato e due milioni hanno scioperato contro il governo Prodi, contro il dilagare della precarietà prodotto dal pacchetto Treu e dalla legge 30, contro il taglio e la privatizzazione delle pensioni, contro i licenziamenti politici nelle fabbriche, contro l’asse governo Confindustria, Cgil, Cisl, Uil che – in nome della ripresa economica e del contenimento del debito pubblico- con la concertazione vuole costringere i lavoratori ad un’esistenza di bassi salari, pochi diritti e sempre più precarietà.  

Il protocollo del 23 luglio (ora DDL n. 3178) su welfare, pensioni, precarietà ha chiarito, se ce n’era ancora bisogno, la politica del governo Prodi (che non solo non ha alcuna intenzione di modificare sensibilmente la legge 30, ma prosegue nella medesima strada del peggioramento delle condizioni dei lavoratori come il precedente governo Berlusconi) , sia a bruciare le illusioni di quanti vorrebbero “modificarne da sinistra” la politica (mentre la compagine governativa continua ad orientarsi sempre più a destra su ogni tema della vita sociale nazionale e internazionale).  

Oggi in piazza si è vista la possibilità di un’opposizione sociale di massa, sindacale e politica, che metta al centro della propria iniziativa la difesa conseguente degli interessi di tutti i proletari, senza delega ad alcuno, dando voce a chi oggi non ha alcuna reale rappresentanza: i lavoratori.  

Questa opposizione sociale prenderà corpo e crescerà se alla giornata di sciopero di oggi, ripetiamo riuscita, seguiranno iniziative finalizzate ad unificare nello stesso fronte di lotta lavoratori iscritti ai sindacati di base e ai sindacati confederali, sindacalizzati e non sindacalizzati, “garantiti” e precari, italiani e immigrati.  

Il passaggio ora urgente è la creazione di comitati di lotta aperti, che coinvolgano lavoratori iscritti a tutte le sigle sindacali e non iscritti, che agiscano in collegamento col territorio e le sue realtà, che presentino rivendicazioni e piattaforme comuni in tutti i posti di lavoro e nel sociale e che si colleghino stabilmente sul piano nazionale, contrapponendosi alle logiche e ai cedimenti della concertazione.  

In questo modo si creeranno anche le condizioni per una manifestazione nazionale contro il governo Prodi, per contrastare efficacemente le sue politiche, intraprendere una lotta di massa sul salario, sul lavoro stabile, sui diritti nei posti di lavoro.  

Durante e dopo la manifestazione di Milano i lavoratori della Sea, in sciopero, hanno fatto un presidio di fronte al Comune di Milano, proprietario dell’azienda. L’annunciata riduzione dei voli e lo scorporo della Sea in più società mettono in pericolo circa 7000 posti di lavoro (più l’indotto). I lavoratori non richiedono ammortizzatori sociali (licenziamenti mascherati), ma – anche considerando gli utili della Sea e i dividendi per gli azionisti, nonché quanto ha guadagnato lo stesso Comune da Malpensa – che siano garantiti i posti di lavoro e che sia posto fine alla precarizzazione selvaggia (lavoro interinale e cooperative al posto di assunzioni) concordata tra la Sea, le società di handling e le compagnie di navigazione aerea. La portavoce del sindaco Moratti si è limitata a prendere atto di quanto detto dalla delegazione di lavoratori ricevuti. La lotta dei lavoratori di Malpensa continua…

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 09 Novembre 2007
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