Comunità montane, decideranno le Regioni

Cambiato in commissione il testo dell'articolo che ne stabiliva l'abolizione. Richiesti risparmi pesanti e tagli agli organi direttivi

Giungono novità dalla commissione affari costituzionali della Camera che si è riunita per discutere della questione delle comunità montane giovedì 29 novembre. Il relatore dell’articolo 25 ha modificato il testo che verrà presentato alla Camera, ma non si sa ancora quando. In sostanza la materia è stata demandata alle regioni che al fine di concorrere agli obiettivi di contenimento della
spesa pubblica, entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge, dovranno provvedere con proprie leggi al riordino delle comunità montane in modo da ridurre la spesa
corrente per il loro funzionamento. Inoltre le Regioni dovranno provvedere al taglio, ove sia possibile, delle comunità montane in base ad una serie di criteri che non contemplano più l’altimetria del territorio.

In sostanza il criterio dei 600 metri non sarà più la discriminante che terrà in vita o chiuderà una comunità montana. Ora dovranno, dunque, essere le Regioni a decidere caso per caso se una comunità montana abbia il diritto di esistere o no. Il governo, però, ne decurta i fondi di 33 milioni di euro per il 2008 e di 66 milioni per il 2009 e pone alcuni paletti nel caso le Regioni non facciano rispettare entro i 6 mesi previsti tutti i criteri. Usciranno dagli enti montani, automaticamente, i capoluoghi di provincia, le città sopra i 15 mila abitanti e i comuni costieri.

 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 30 Novembre 2007
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