Il padre della cardiologia varesina contro il nuovo Del Ponte
Pierfausto Vedani intervista Giovanni Binaghi, uno dei più apprezzati e attivi medici di Varese, in merito alla scelta di realizzare l'ospedale della mamma e del bambino
L’ultima domanda a Giovanni Binaghi, padre della cardiologia dell’ospedale di Circolo, l’ ho fatta con estremo imbarazzo: «Professore, non abbiamo la sua fotografia, se ce ne desse una..». La risposta è arrivata nel segno di una ironia non pungente, addirittura quasi divertita: «Posso accettare che voi giornalisti non abbiate una mia foto perché da medico non ho mai cercato la ribalta e nemmeno da senatore ho propagandato un mio intervento che di fatto ha salvato la nostra Università dalla cancellazione. Le dirò di più: dal momento della mia pensione su di me a livello di istituzioni è calato un silenzio conventuale. Io però ero e sono in pace con tutti avendo piena coscienza di avere lavorato bene per la salute della nostra gente e di avere trasmesso per 25 anni solida cultura cardiologica agli studenti della Facoltà di medicina e chirurgia».
La prima domanda al professor Binaghi riguardava invece la destinazione del “ Filippo Del Ponte” a polo materno infantile: era doveroso dare la parola a un medico, di esemplare storia ospedaliera e lontano da appartenenze di qualsiasi tipo, su una vicenda che ha visto l’ambiente sanitario esprimere ampie riserve sull’iniziativa.
Molto diretta e franca la risposta di Giovanni Binaghi, un parere che ha radici in una trentennale esperienza d’avanguardia che ha portato la cardiologia del “Circolo” da semplice servizio a dipartimento avanzato.
E proprio ricordando la sua personale “cultura del dipartimento” il professore sottolinea che il parere vuole avere valenza in termini strettamente organizzativi e di qualità assistenziale: «Sono contrario infatti al nuovo polo solo perché non può contare su tutte le grandi risorse tecniche di intervento e cura, tra l’alto di alto profilo, disponibili in qualsiasi momento, nella nuova struttura del “Circolo”. Se questi servizi fossero duplicati allora al materno infantile del Del Ponte verrebbe garantita la migliore efficienza possibile, cioè un’assistenza di livello assoluto agli ammalati, in caso contrario nei fine settimana e durante tutte le notti dovremmo rivedere , come accade da anni, trasferimenti di degenti dal Del Ponte nel nuovo ospedale per accertanenti diagnostici e interventi specialistici».
La duplicazione avrebbe però un prezzo notevole.
Il trasferimento del Del Ponte dunque si imporrebbe come scelta ottimale.
«Nel vecchio ospedale ci sono importanti edifici facilmente ristrutturabili, si tratta solo di sceglierne uno e inoltre come ho detto c’è la massima e rapida accessibilità ai servizi diagnostici specialistici che sono importanti ed efficienti. Davvero non capisco quale sia il motivo medico che induca alla scelta esterna per il materno infantile. Forse prevale la storicità del Del Ponte, di sicuro un grande riferimento per i varesini, ma il mondo cambia, progredisce».
Lei che ne farebbe del Del Ponte?
«L’area è eccezionale, però la struttura potrebbe avere un’altra destinazione sanitaria: sono diverse le valutazioni possibili, ma da medico guardo avanti, alla cura della gente con i mezzi migliori, all’aggiornamento continuo delle tecnologie: allora la vendita del vecchio ospedale darebbe alla sanità cittadina risorse decisive».
A proposito di ospedale , almeno un accenno alla “ sua” cardiologia.
«Funziona bene, se lei vuole ne riparleremo, ho visto ombre logistiche, non mediche. La struttura forse è stata aperta in anticipo, non ho capito la gran fretta. La sanità si fonda su una cultura che richiede sempre anche attenzione e metodo. E non ha molti punti di contatto con la cultura aziendale».
«Certamente e che appare oggi insostenibile per una sanità in difficoltà finanziarie. Non sembra per nulla conveniente il raddoppio di servizi costosissimi quando con una soluzione diversa il dipartimento materno infantile potrebbe esprimere al meglio tutte le sue potenzialità. Un polo così importante come il nostro dovrebbe avere sede all’interno dell’ospedale. E i vantaggi non sarebbero solo di carattere assistenziale se si tiene conto anche della pessima accessibilità al Del Ponte mentre oggi nessuno si lamenta più delle difficoltà di parcheggio al "Circolo". Senza contare che per ammodernare la vecchia struttura ci saranno lavori che probabilmente comporteranno disagi ai degenti e magari anche loro temporanei trasferimenti al “Circolo”. Insomma è un progetto sul quale nutro molte riserve».
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