Imparare giocando, la sfida del micronido di Inarzo

In programma sabato 24 novembre dalle 10 alle 13 una giornata aperta ai genitori dei bambini da 10 mesi a tre anni

Sempre più famiglie chiedevano un servizio per i propri bambini e a settembre del 2007 è arrivato. Il micronido “Piccoli Passi” di Inarzo è stato inaugurato nella primavera di quest’anno e da pochi mesi ha accolto i primi sei bambini dai dieci mesi ai tre anni. Ma la scuola dell’infanzia Don U. Bassi (via Papa Giovanni XVIII 1, 21020 Inarzo – 0332/964237) non è solo micronido: al piano superiore infatti ospita i picolissimi – al massimo dieci con una tolleranza di due – e al piano inferiore quaranta bambini da tre a cinque anni.
Per farsi conoscere e soprattutto per spiegare il proprio metodo di lavoro l’asilo ha deciso di aprire le porte ai genitori di Inarzo e dei comuni limitrofi. L’open day è in programma sabato 24 novembre dalle ore 10,00 alle ore 13,00. Le coordinatrici e le educatrici  guideranno gli ospiti attraverso gli spazi e lungo il cammino intrapreso in questo anno scolastico 2007/2008.

Questo infatti sarà soprattutto il momento per presentare il proprio metodo di lavoro. «Le educatrici di “Piccoli passi” – spiega la coordinatrice della scuola Raffaella – stanno percorrendo un cammino che parte dalla presa di coscienza che il bambino è un “essere” unico ed irrepetibile che porta in sé imprevisti che devono far riflettere e operare in merito. Fondamentale è tener conto dell’importanza del gioco come forma di apprendimento e di momento di scelta da parte del bambino, ma allo stesso tempo come momento di osservazione da parte dell’educatore». E in questa crescita, secondo le educatrici di Inarzo, la famiglia deve essere grande interlocutrice e stretta collaboratrice.

L’open day sarà quindi  un’occasione per i genitori non solo di vedere la struttura (dotata anche di una cucina interna), ma conoscere le educatrici e ascoltare le loro esperienze con i bambini iscritti. «Ricordo quando – racconta Raffaella – in un momento di gioco improvvisamente W. scoppiò in lacrime dicendo di non voler tornare a casa perché suo fratello più piccolo era assolutamente monello. Stavamo per terminare in nostro gioco per poter iniziare un laboratorio, ma decisi di sederci tutti in cerchio per condividere questa tristezza. È sempre stupefacente osservare l’empatia, la semplicità nel parlare, la voglia di aiutare di essere aiutati e di condividere dei bambini. Dopo mezz’ora di “discussione” il visino di W. era molto rilassato e così anche quello di molti altri bambini: non c’era più molto tempo per il laboratori, ma non aveva importanza avevamo “lavorato” con un altro tipo di intelligenza».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 14 Novembre 2007
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