La Comunità Pastorale inaugura la Casa della Carità

Un profondo rinnovamento di vecchi edifici per creare uno spazio dove concentrare le attività caritative della comunità pastorale

Nessun taglio del nastro, ma una semplice benedizione e la visita ai locali, presentati alla comunità. Inaugurata domenica sera la “Casa della carità” creata dalla Comunità Pastorale San Cristoforo di Gallarate: uno spazio al centro della città –accanto alla basilica e con ingresso da piazza Libertà-  per ospitare tutte le attività caritative promosse dalle tre parrocchie che compongono la comunità. 

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A inaugurare il nuovo centro -antichi edifici costruiti sette-ottocenteschi, rinnovati profondamente a spese della comunità- il parroco don Franco Carnevali e il vescovo vicario monsignor Luigi Stucchi, alla presenza di tutta la comunità, del sindaco Nicola Mucci e dell’assessore Giovanni Bongini: “La Casa sorge accanto alla chiesa, perché la carità non è disgiunta dal vangelo” spiega don Carnevali. Al centro della casa della carità è il Centro d’Ascolto, che raccoglie le esigenze, per fornire assistenza e consulenza: “Uno dei primi in Lombardia –spiega la responsabile Marina Allegra-, è nato nel 1986: in questi anni ha seguito i cambiamenti della società ed è diventato un vero osservatorio della realtà che ci circonda. Vecchi e nuovi bisogni, di italiani e di stranieri, intercettati attraverso 800 colloqui annuali e il lavoro di venti volontari”. 

Al centro delle preoccupazioni di chi si rivolge ai volontari, i problemi del lavoro e della casa, ma anche le difficoltà di integrazione degli stranieri. Povertà manifeste come quelle dei senza fissa dimora, per lo più italiani, finiti per strada dopo aver perso il lavoro o perché senza accesso al mercato della casa. Nuove povertà nascoste, che riguardano famiglie in difficoltà e anziani soli. “A volte – prosegue Marina Allegra – troviamo le istituzioni sorde, ma noi sollecitiamo sempre, perché non c’è carità senza giustizia”.

L’aiuto fornito è sempre sotto forma di consulenze, aiuto all’integrazione, beni di prima necessità, mai in denaro: negli spazi della nuova struttura trovano posto anche i servizi di raccolta e distribuzione di viveri e le aule per l’accompagnamento scolastico e per la scuola d’italiano per stranieri, gratuita e con diversi livelli di scolarità.  Il recupero degli antichi edifici addossati alla basilica di Santa Maria Assunta è stato curato dagli architetti Franca Cattaneo e Lorena Bauce: “Un vero e proprio restauro conservativo –dice l’architetto Cattaneo- su strutture sottoposte a vincolo dalla Sopraintendenza e portatrici di una memoria storica, perché da sempre legate alla dimensione caritativa della comunità. La cura formale è stata notevole, perché anche un ambiente dignitoso è un atto d’amore verso i poveri.” 

“I soldi per chi è in difficoltà non bastano mai: i casi seguiti sono cresciuti da 80 nel 2001 a 197 oggi” ha spiegato l’assessore Bongini, mentre il sindaco Mucci, prima di visitare la Casa, ha ringraziato le parrocchie per il ruolo svolto nel settore della solidarietà e dell’assistenza.  Il futuro? “La mensa dei poveri, su cui stiamo già lavorando, e, guardando più in là, una casa d’accoglienza, che a Gallarate manca” dice don Carnevali. E siccome la carità non è un compito per pochi, ma una vocazione per tutti i cristiani, conclude con un richiamo: “E’ stato detto che i soldi non bastano. Io metterei un punto interrogativo alla fine della frase: anche a Gallarate c’è chi non ha una casa, ma c’è anche chi ne ha più di una e le lascia sfitte. Si deve sì ricorrere alle istituzioni, ma ciò che serve è la conversione dell’anima”. Dall’egoismo alla carità.   

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 26 Novembre 2007
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