Nato con un danno cerebrale, tocca alla perizia capire perchè

Udienza preliminare per omicidio colposo. Due medici indagati: tragico errore o fatalità?

Nacque con un danno cerebrale per la mancanza di ossigeno, visse solo un anno e mezzo,  e da quattro anni i genitori chiedono di sapere se un ritardo in sala parto, il giorno della nascita del piccolo, sia la causa della morte del bimbo. Il parto fu drammatico: il bimbo non respirava, venne messo sotto ventilazione, poi in terapia intensiva. Aveva sofferto, fu la prima diagnosi, a causa di un nodo al cordone ombelicale. I medici spiegarono la situazione alla madre, che allora aveva 35 anni, e aggiunsero che il bimbo difficilmente sarebbe sopravvissuto. Tuttavia Fabio, questo il suo nome, ebbe la forza di vivere un anno mezzo.
I genitori denunciarono medici e ospedale e oggi la procura accusa i due ginecologi in turno al Del Ponte, quel giorno, di omicidio colposo. Per chiarire la delicatissima vicenda, il giudice dell’udienza preliminare Giuseppe Fazio ha nominato oggi (giovedì) due consulenti dell’istituto di medicina legale di Milano: studieranno le cartelle cliniche per stabilire se davvero un ritardo prima di entrare in sala parto abbia contribuito a creare la patologia che uccise il piccolo. Il lavoro dei consulenti del gup servirà anche a sbrogliare una situazione che si è venuta a creare con la difformità di risultati tra la perizie incrociate presentate da accusa e difesa.
La vicenda è drammatica da qualunque angolazione la si voglia guardare. Secondo l’esposto della parte civile, presentato dal legale Pierpaolo Caso, quel giorno vi furono una serie ritardi, dopo l’arrivo della donna all’ospedale, nel richiedere la documentazione clinica sul suo effettivo stato di salute della donna (aveva avuto una gravidanza a rischio). Alla partoriente venne fatta una visita (un tracciato) durante la quale affermò di non sentire più il bambino. I medici decisero di fare un cesareo, ma la sala parto non era immediatamante disponibile (il lettino non era pronto e il pavimento era stato appena lavato). Al momento della rottura delle acque si intuì che la situazione era seria, e il successivo parto evidenziò la patologia del piccolo. Gli avvocati dei due medici sono fermi nel respingere le accuse e nel ribadire che furono eseguiti tutti gli accertamenti del caso, attribuendo a una malformazione pregressa la patologia del bambino.

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Pubblicato il 08 Novembre 2007
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