Ottava giornata su sindrome metabolica e rischio cardiovascolare

Si svolgerà all'hotel Palace l'incontro organizzato dal centro per la diagnosi e la terapia dell'ipertensione arteriosa

È in programma il I dicembre l’ottava giornata sulla sindrome metabolica e il rischio cardiovascolare: i lavori si terranno all’Hotel Palace sotto la presidenza di Achille Venco, direttore del centro per la diagnosi e la terapia dell’ipertensione arteriosa.

Durante tutta la giornata si alterneranno relatori provenienti da diverse Università: Brescia, Napoli, Lugano, Milano, Padova, oltre a tutti i professori del Centro diretto dal prof. Venco.

«La sindrome metabolica è a tutti gli effetti una malattia dei nostri tempi” – afferma Anna Maria Grandi, docente di Medicina Interna all’Università degli Studi dell’Insubria e coordinatrice dell’appuntamento – perché è fortemente legata a uno stile di vita e di alimentazione scorretti che, combinandosi con una predisposizione genetica, formano un mix deleterio».

 

Vita sedentaria e abitudini alimentari scorrette favoriscono infatti lo sviluppo di obesità, ipertensione arteriosa, diabete mellito e dislipidemie (alterazioni del livello di colesterolo e trigliceridi nel sangue), ciascuno dei quali è un riconosciuto fattore di rischio cardiovascolare. Se poi, come spesso accade, queste condizioni sono tra di loro associate – costituendo quella che appunto viene definita “sindrome metabolica” – il rischio globale supera quello derivante dai singoli fattori: i soggetti con sindrome metabolica presentano un rischio di malattia e di morte per patologie cardiovascolari molto più elevato  rispetto a individui di pari sesso ed età senza sindrome metabolica. Questo condizione, infatti, accelera la comparsa e la progressione della malattia aterosclerotica; inoltre i soggetti con  sindrome metabolica presentano un rischio molto elevato di sviluppare il diabete mellito.       

«Oggi nei Paesi occidentali – prosegue la docente – la sindrome metabolica interessa circa  il 24% della popolazione di età superiore a 20 anni e oltre il 40% degli individui di età superiore a 60 anni; il prossimo futuro lascia prevedere una brusca impennata nel numero dei pazienti e un abbassamento della fascia d’età a rischio anche a causa della crescente diffusione dell’obesità tra i giovani e giovanissimi». L’obesità costituisce infatti uno dei più importanti fattori che aumentano il rischio di sviluppare sia la sindrome metabolica sia il diabete mellito di tipo 2. Studi molto recenti hanno dimostrato che è particolarmente pericoloso il grasso che si accumula a livello dell’addome.

Da anni ormai, il Centro per la Diagnosi e Terapia dell’Ipertensione è impegnato nell’attività di prevenzione e controllo della sindrome metabolica: l’èquipe del Centro effettua oltre 200 visite al mese e, a partire dal 2000, promuove questa giornata di confronto scientifico che registra  ogni anno l’intervento di moltissimi specialisti, provenienti anche da altri  Atenei italiani.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 29 Novembre 2007
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