Siete fedeli alla famiglia reale sbagliata

"Valori e futuro" il movimento di Emanuele Filiberto di Savoia risponde a Varesenews e contesta le posizioni del Coordinamento varesino dell’Unione monarchica italiana

“Valori e futuro”, il movimento fondato da Emanuele Filiberto di Savoia, risponde al coordinamento varesino dell’Unione monarchica italiana. Secondo i rappresentanti dell’associazione fondata dal principe ereditario, i varesini fedeli alla monarchia avrebbero sbagliato ramo della famiglia.


«Abbiamo letto con attenzione quanto manifestato attraverso Varese News dal Coordinamento Varesino dell’Unione Monarchica Italiana, con la quale – da anni – non condividiamo le linee guida notoriamente orientate verso la famiglia Aosta, stirpe che nulla ha a che vedere con l’ultimo sovrano Re Umberto II°, dal quale mai fu indicata come erede di prerogative e diritti. Anche a Varese siamo presenti da tanto con molti iscritti che, come gli insigniti dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro e degli altri Ordini Dinastici della Reale Casa di Savoia, gli iscritti al Movimento Monarchico Italiano, Guardie d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon e molti simpatizzanti non allineati ad alcun movimento, non si sono mai riconosciuti nell’UMI dal quale, pertanto, prendono le distanze. Re Umberto II°, dopo il poco chiaro referendum del 1946, scelse di lasciare l’Italia (non vi fu cacciato, quindi) per evitare scontri armati tra fazioni contrapposte. La neonata Repubblica si impadronì immediatamente e forzatamente dei suoi beni personali ed introdusse – senza alcun processo –  la pena dell’esilio, mai prevista nell’ordinamento giuridico delle leggi Italiane, passate e presenti. A causa di questa pena, per un “reato di cognome” che colpiva solo i “discendenti maschi”(le femmine no, a parte la Regina Maria Josè , alla quale fu concesso di rientrare in Italia solo nel 1988) , furono obbligati a vivere all’estero  anche suo figlio Vittorio Emanuele (che aveva nove anni quando lasciò l’Italia) ed in seguito persino il nipote, condannato già 26 anni prima di nascere. Come oggi fa rilevare la Consulta dei Senatori del Regno, è logico che nessuno può condannare qualcuno ad una pena che non esiste sul Codice Penale per un reato inventato e quindi non punibile e le legittime richieste della Famiglia Reale Italiana hanno perciò suscitato uno scandalo davvero incomprensibile. Tanto più che ancora oggi, non essendo ovviamente cessato quanto disposto dal III° comma della famigerata XIII^ disposizione della Costituzione Italiana, gli eredi di Re Umberto II°, cittadini Italiani ed europei,  non possono possedere alcun bene in Italia, in netto contrasto con qualsiasi legge di questo Stato ed anche Europea.  Emanuele Filiberto, in tutta questa barbarie giuridica, risulta persino un “portatore di pena” quando, in qualsiasi ordinamento civile, potrebbe essere solo beneficiario di diritti. A Vittorio Emanuele , dai nove anni e quindi al figlio già ventisei anni prima di nascere, sono stati – di fatto – confiscati i beni privati, con un provvedimento, “l’avocazione” , mai esistito né previsto dalle leggi Italiane. Saranno i tribunali europei a valutare la gravità del comportamento adottato nei confronti della Casa Reale e le notizie su alcune cause politicamente pilotate contro i Savoia a causa delle presunte colpe dei Padri – Re Vittorio Emanuele III° non venne mai sottoposto a processi di alcun genere – lasciano il tempo che trovano sugli echi della stampa. La Fondazione Savoia nasce per gestire l’indennizzo che verrà assegnato è che sarà integralmente impiegato a scopi benefici e sociali,  con assoluta trasparenza ed in stretta collaborazione con l’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro,  a sostegno del volontariato, per l’acquisto di autoambulanze e strumentazioni mediche, per interventi a difesa delle classi più disagiate e delle organizzazioni attive verso gli emarginati. Come sempre si assalta all’arma bianca questa famiglia, attribuendogli nuovamente compromessi e complicità  col fascismo quando la storia ci dice che  Mussolini nel 1922 ebbe, come Capo del Governo, 306 voti di fiducia dal Parlamento; solo 112 furono i contrari ed i deputati fascisti erano allora solo 35. Il duce verrà arrestato ed il fascismo posto fuori legge proprio da Vittorio Emanuele III° e sua figlia Mafalda di Savoia, sorella di Umberto,  morì deportata dai nazisti a Buchenwald. E’ interessante notare , in questa  solita attribuzione di colpe – rivolte per consolidata ignoranza storica – ai Savoia, l’incredibile assenza di qualsiasi rivendicazione».

 

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Pubblicato il 23 Novembre 2007
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