Cacciari: «La poesia è una scuola di resistenza»

A Palazzo Reale, per festeggiare l'anniversario della rivista "Poesia", sono intervenute personalità del mondo della cultura

Perché la poesia nel tempo della miseria? Perché scrivere e pubblicare versi mentre nel mondo infuriano guerre e tragedie? Interrogativi risuonati alla festa del mensile "Poesia", tenutasi a Milano, in una affollatissima Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale, in occasione del ventesimo compleanno della pubblicazione. Una rivista "autarchica, molto libera", la definisce l’editore Nicola Crocetti, «nel senso che è sempre vissuta solo grazie ai suoi lettori», che la trovano in ogni edicola (20mila le copie diffuse).

I poeti leggono i propri versi in lingua, e l’attore bulgaro-milanese Moni Ovadia li ripropone in italiano. Versi duri, ricchi di umori sociali, politici: è il caso dell’ateniese Titos Patrikios, giovanissimo militante nelle file della Resistenza, o dell’inglese Tony Harrison, da Leeds, terra di dure lotte operaie. Al contrario, l’irlandese Seamus Heaney, Nobel per la letteratura, si richiama alle tradizioni, alla terra, al mito delle origini.

Ma è il sindaco-filosofo Cacciari a offrire la cornice alla serata: la poesia come «scuola di resistenza» offre alle parole la possibilità di restare aperte, non sclerotizzarsi, dare voce alle grandi sofferenze dell’umanità, vere e proprie «ferite aperte».

È presente alla manifestazione una nutrita pattuglia di varesini. A portare i versi di casa nostra Oltre oceano contribuirà l’ultimo numero della rivista, con le sue "500 poesie sulla poesia", tra le quali figurano versi di Silvio Raffo, Dino Azzalin, Fabio Scotto. «Una bellissima serata, con più di mille spettatori – commenta il poeta ed editore Dino Azzalin, storico collaboratore della rivista -, arrivati qui per festeggiare una delle arti più frequentate e praticate, che nei momenti di crisi si rivela una preziosa ancora di salvezza». Applaude all’iniziativa milanese organizzata da Crocetti e dall’assessore alla Cultura, Vittorio Sgarbi. «Anche il sindaco di Varese, Attilio Fontana – insiste Azzalin – potrebbe pensare ad una bella iniziativa come questa: dare alla più povera delle arti la sede più bella e prestigiosa».

Entusiasta della serata Silvio Raffo, autore con una lunga frequentazione della rivista. «Un’iniziativa meritoria – dichiara il poeta e traduttore varesino -, che giustamente celebra una rivista che è stata luogo di libera espressione e di profonda spiritualità». Tra i poeti che hanno letto i loro versi, Raffo preferisce il greco Patrikios ("mi è sembrato il più alato") e promuove a pieni voti l’iniziativa voluta da Sgarbi. «Fa piacere che in un’epoca tanto squallida si organizzino ancora serate così indovinate».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 15 Gennaio 2008
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