«Fotografo della mia fantasia»

Al Colombo Caffè la mostra di fotografie di Luca Mentasti, giovane artista varesino

Parte dalla citazione di Man Ray «Non sono un fotografo della natura, ma della mia fantasia» la presentazione di Luca Mentasti della sua mostra “Luce alchemica”, in corso fino al 20 gennaio presso il spazi del Colombo Caffè di Busto Arsizio  in via Milano.

Artista giovane, classe 1975, presenta una selezione di opere di quella che da un anno è diventata la sua ricerca artistica principale: la fotografia.

Scatti realizzati tra l’ottobre del 2006 e il novembre 2007 dove il soggetto è catturato dall’obbiettivo, spesso solo con uno scatto, con un gioco di luce alchemica appunto.

Nessun ritocco o alterazione digitale è apportata alle immagini che nascono dall’emozione dell’artista che così racconta il suo percorso: «Colloco l’inizio della mia ricerca in due tappe fondamentali: La prima è stata quella di prender piena coscienza della particolare sensibilità, attrazione e direi quasi ossessione che ho sempre avuto per luce e colori, specie per quelli molto saturi e contrastati e su come questa percezione si sia poi sempre riversata in maniera quasi automatica su tutti i mezzi grafico espressivi usati negli anni. La seconda tappa parte invece da una domanda banale che con la ripresa di alcuni miei interessi, ha iniziato ad assillarmi e che come me, ha tormentato sin dalla notte dei tempi molti altri illustri personaggi della storia. Da dove arriva la creatività? Perché si sente l’esigenza di fare e creare un qualcosa che non rientri in un bisogno materiale e o vitale per il nostro corpo? Perché facendo e fruendo dell’arte stessa proviamo piacere? Perché a volte scaturiscono spontaneamente in noi visioni o segni grafici? Cosa significano?».

La risposta che Luca Mentasti si dà è ispirata a quello che Kandinsky scrisse nello “Spirituale nell’arte” «L’opera scaturisce da una “necessità interiore”, da un fuoco che brucia dentro ogni artista e che è in qualche modo il garante dell’autenticità del “prodotto” arte, che si vuol distante e “originale” rispetto ad una società indirizzata verso un forte processo di massificazione… Mi sembra perciò evidente come nell’opera di un artista intesa come la voleva esprimere Kandinsky, come la intendo anche io, si celi un significato molto profondo che trascende l’opera stessa ed il semplice valore commerciale ad essa attribuibile. Così nel riavvicinarmi al mondo dell’Arte e nel dettaglio, riaccostandomi alla Fotografia dopo anni di narcolessia, ho cercato di cogliere questa pulsione, questo fuoco ardente che mi nasceva dentro e mi trasportava quasi ipnoticamente verso lo scatto. Ho cercato di afferrare quel particolare momento in cui, ancor prima, sembrava fosse “l’oggetto-soggetto” stesso ad attirarmi e a richiamarmi».

La mostra sarà visitabile fino al 20 gennaio.

 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 04 Gennaio 2008
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