Gioele Dix: quanto fanno ridere le tragedie della storia patria

"Tutta colpa di Garibaldi", in scena al Condominio - Vittorio Gassman, è stato un successo anche nella sua replica pomeridiana. E a febbraio torna a Varese

Sono stati in molti ad accettare l’invito del teatro Condominio – Vittorio Gassman di Gallarate al primo esperimento di spettacolo pomeridiano della struttura, domenica 20 gennaio 2008. Sarà stato che Varesenews gli ha portato fortuna, sarà stato che il protagonista della pièce era Gioele Dix, fattostà che anche quella delle tre repliche "più a rischio" di "Tutta Colpa di Garibaldi" ha visto il teatro pieno, e un pubblico che per attenzione, varietà e accoglienza non aveva nulla da invidiare a quello serale.

Un pubblico che non è stato deluso da ciò che ha visto: malgrado molti non potessero non pensare a Gioele Dix come all’ "automobilista incazzato" di Zelig, e malgrado dell’automobilista incazzato nella rappresentazione proposta in anteprima nazionale a Gallarate non ci fosse alcuna traccia.

Ma Gioele Dix è, da molto tempo, molto di più. Attore finissimo, con tecnica d’altri tempi (nel senso che adesso i suoi colleghi mediamente non sono mica preparati così bene…) e fluidità moderna (il che significa che la sua voce tonante non serve per essere esageratamente impostati e fuori dalla realtà, ma per far sentire bene un italiano perfetto ma colorito, come quello moderno) Dix, che l’automobilista incazzato che tanto piace ai ragazzini d’oggi lo proponeva vent’anni fa con la stessa forza e la stessa modernità di adesso –  chi scrive l’ha visto personalmente negli anni ’80 al Ciak di Milano, in un un monologo esilarante che in questi tempi sembra pure migliorato, visto che adesso esistono pure i Suv…  –  ha presentato uno spettacolo tanto gradevole e divertente quanto educativo:  riproponendo, informalmente come se stesse spiegando ad una brasiliana durante le prove di uno spettacolo che non si farà mai, la storia dell’eroe dei due mondi, "del ’48" ("il numero del casino, per gli italiani") e dello sbarco dei Mille, che riletto da Dix è anche la storia, in bene e in male,  degli italiani:  calorosi e squinternati, generosi e pavidi, facce di bronzo e risolutori di problemi straordinari.

Una storia che fa capire, ridendo, quello che ora sfugge alla maggioranza di noi:  perchè mai quest’Italia, unita da un secolo e mezzo, non si senta unita per niente, se non alle finali di calcio. D’altra parte "Ma come può essere unita l’Italia da una spedizione di mille malassortiti che vanno in Sicilia con due navi rubate e mille fucili scassati, perchè i 12mila fucili nuovi che Garibaldi è riuscito a conquistarsi con una vera e propria colletta se li è fregati Massimo d’Azeglio, noto per avere detto "abbiamo fatto l’Italia adesso facciamo gli italiani"?" . Le citazioni dai diari, dalle memorie di Garibaldi a quelle di Francesco Crispi, francamente sbalordiscono, fanno ridere "verde" e quasi c’è da non credere che siano vere. Ma, come sempre con Dix, nelle sue rappresentazioni c’à da ridere per bene, sorridere, rinfrescare l’italiano e pensare.

Per di più il testo è stato pensato, e ne ha la regia, di un altro grande uomo di spettacolo, che conosce però anche la fama effimera e i tempi televisivi: Sergio Fantoni, uno dei protagonisti dell’era degli sceneggiati, "ritiratosi" a vita più intelligente e riservata, come la produzione teatrale o il doppiaggio,  prima di vedere l’inevitabile viale del tramonto di chi fa le fiction.
Capace perciò, come Dix, di essere sintonizzato con il pubblico senza essere necessariamente piegato ai desideri della sua pancia: un bel mix che rende più alta ogni commedia, lasciandole quel retrogusto un po’ amaro di chi alla fine tra una risata e l’altra è costretto a riflettere e ripassare la storia. Ma è un retrogusto leggero, di quelli che fanno solo bene, di quelli che tolgono di mezzo quel sentore di melassa che il troppo buonismo e l’ignoranza diffuse di oggidì lasciano.

Perciò: vale la pena di vederlo, questo spettacolo, perchè ha tutto quello che serve a uno spettatore per tornare a casa contento e con qualcosa in più per sè. Come stanno facendo e hanno fatto con lodevoli iniziative e in modi profondamente diversi Marco Paolini (raccontando la tragedia del Vajont) o Roberto Benigni (rileggendo la Divina Commedia). Spettacoli che riportano in scena pezzi di storia e cultura italiana che vanno sparendo appassionando chi li guarda: come è giusto che sia ma non è più, purtroppo, scontato quando si parla di qualcosa di "serio".
Per chi se lo fosse perso, "Tutta colpa di Garibaldi" non è al suo ultimo passaggio in provincia. E’ in cartellone infatti tra poche settimane anche al Teatro di Varese, più precisamente il 16 febbraio: vale la pena di recuperarlo, specie per chi ha figli in età scolastica o alunni a cui consigliarlo.

Ma anche per noi stessi: che abbiamo bisogno, come loro, di fare un ripasso – o forse addirittura di conoscere – la nostra stessa storia. Anche ridendodoci su, anche se amaramente.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 21 Gennaio 2008
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